Ipermestra, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VII
 
  Logge interne nella reggia d’Argo. Veduta da un lato di vastissima campagna, irrigata dal fiume Inaco, e dall’altro di maestose ruine d’antiche fabbriche.
 
 DANAO e ADRASTO, da diverse parti
 
 ADRASTO
 Ah signor siam perduti. Il tuo segreto
230forse è noto a Linceo.
 DANAO
                                         Stelle! Ipermestra
 m'avrebbe mai tradito? Onde in te nasce
 questo timor? Vedesti il prence?
 ADRASTO
                                                              Il vidi.
 DANAO
 Ti parlò?
 ADRASTO
                    Lo volea; molto propose,
 più volte incominciò; ma un senso intero
235mai compir non poté. Torbido, acceso,
 inquieto, confuso
 sospirava e fremea. Vidi che a forza
 sugli occhi trattenea lagrime incerte
 fra l'ira e fra l'amor. Senza spiegarsi
240lasciommi alfine; e mi riempie ancora
 l'idea di quell'aspetto
 di pietà, di spavento e di sospetto.
 DANAO
 Ah non tel dissi Adrasto? Era Elpinice
 migliore esecutrice
245de' cenni miei.
 ADRASTO
                               Di fedeltà mi parve
 che assai ceder dovesse
 la nipote alla figlia.
 DANAO
                                      A figlia amante
 troppo fidai. Ma se tradì l'ingrata
 l'arcano mio, mi pagherà...
 ADRASTO
                                                   Per ora
250l'ire sospendi e pensa
 alla tua sicurezza. È delle squadre
 Linceo l'amor; tutto ei potrebbe.
 DANAO
                                                             Ah corri,
 va'; di lui t'assicura e fa'... Ma temo
 che a suo favor... Meglio sarà... No, troppo
255il colpo ha di periglio. Io mi confondo;
 deh consigliami, Adrasto.
 ADRASTO
                                                 Or nella reggia
 farò che de' custodi
 il numero s'accresca; al prence intorno
 disporrò cautamente
260chi ne osservi ogni moto e i suoi pensieri
 chi scopra e i detti suoi. Da quel ch'ei tenta
 prendiam consiglio e ad un rimedio estremo
 senza ragion non ricorriam, che spesso
 l'immaturo riparo
265sollecita un periglio.
 DANAO
                                        Oh saggio, oh vero (L’abbraccia)
 sostegno del mio trono!
 Va'; tutto alla tua fede io m'abbandono.
 ADRASTO
 
    Più temer non posso ormai
 quel destin che ci minaccia;
270il coraggio io ritrovai
 fra le braccia del mio re.
 
    Già ripieno è il mio pensiero
 di valore e di consiglio.
 Par leggiero ogni periglio
275all'ardor della mia fé. (Parte)