Ipermestra, Torino, Reale, 1757

 SCENA III
 
 IPERMESTRA sola, indi LINCEO
 
 IPERMESTRA
 Misera, che ascoltai! Son io? Son desta?
 Sogno forse o vaneggio? Io nelle vene
 del mio sposo innocente... Ah pria m'uccida (Getta il pugnale)
90con un fulmine il ciel; pria sotto al piede
 mi s'apra il suol... Ma... Che farò? Se parlo,
 di Linceo la vendetta esser funesta
 potrebbe al genitor. Linceo, se taccio,
 lascio esposto del padre all'odio ascoso.
95Oh comando! Oh vendetta! Oh padre! Oh sposo!
 E quando giunga il prence,
 come l'accoglierò? Con qual sembiante,
 con quai voci potrei?... Numi! In pensarlo
 mi sento inorridir. Fuggasi altrove;
100in solitaria parte
 si nasconda il dolor che mi trasporta. (Vuol partire)
 LINCEO
 Principessa, mio nume?
 IPERMESTRA
                                               (Aimè! Son morta).
 LINCEO
 Giunse pur quel momento
 che tanto sospirai! Chiamarti mia
105posso pure una volta! Or sì che l'ire
 tutte io sfido degli astri, o mio bel sole.
 IPERMESTRA
 (Oh dio! Non so partire,
 non so restar, non so formar parole).
 LINCEO
 Ma perché, principessa, in te non trovo
110quel contento ch'io provo? Altrove i lumi
 tu rivolgi inquieta e sfuggi i miei?
 Che avvenne? Non tacer.
 IPERMESTRA
                                                (Consiglio, o dei!)
 LINCEO
 Questa felice aurora
 bramasti tanto e tanti voti a tanti
115numi per lei facesti! Or spunta alfine
 e sì mesta ne sei? Cangiasti affetto?
 Dell'amor di Linceo stanco è il tuo core?
 IPERMESTRA
 
    Ah non parlar d'amore,
 sappi... (Che fo?) Dovrei...
120Fuggi dagli occhi miei.
 Ah tu mi fai tremar!
 
    Fuggi, che s'io t'ascolto,
 che s'io ti miro in volto,
 mi sento in ogni vena
125il sangue, oh dio, gelar. (Parte)