Ipermestra, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
 DANAO, poi IPERMESTRA
 
 DANAO
 Giunse Linceo dal campo e a me sinora
 non comparisce innanzi! Ah troppo è chiaro
 che la figlia parlò. Ma vien la figlia.
 Placido mi ritrovi; e lo spavento
280non le insegni a tacer.
 IPERMESTRA
                                           Posso, o signore,
 sperar che i prieghi miei
 m'ottengano da te che pochi istanti
 senza sdegno m'ascolti?
 DANAO
                                              E quando mai
 d'ascoltarti negai? Teco io non uso
285sì rigidi costumi;
 parla a tua voglia.
 IPERMESTRA
                                   (Or m'assistete, o numi).
 DANAO
 (Mi scoprì; vuol perdono).
 IPERMESTRA
 Ebbi la vita in dono,
 padre, da te, me ne rammento e questo
290è degli obblighi miei forse il minore.
 Tu mi donasti un core
 che per non farsi reo
 è capace...
 DANAO
                      T'accheta; ecco Linceo.
 IPERMESTRA
 Deh permetti ch'io fugga
295l'incontro suo.
 DANAO
                             No. Già ti vide; e troppo
 il fuggirlo è sospetto. Il passo arresta;
 seconda i detti miei.
 IPERMESTRA
                                        (Che angustia è questa!)