Ipermestra, Torino, Reale, 1757

 SCENA X
 
 LINCEO e DANAO
 
 LINCEO
 Io mi perdo, o mio re. Quei detti oscuri,
380quel pianto, quel dolor...
 DANAO
                                               Non ti sgomenti
 d'una donzella il pianto. Esse son meste
 spesso senza cagion ma tornan spesso
 senza cagione a serenarsi.
 LINCEO
                                                  Ah parmi
 ch'abbia salde radici
385d'Ipermestra il dolor; né facilmente
 si sana il duol d'una ferita ascosa.
 DANAO
 Io ne prendo la cura. In me riposa. (Parte)
 LINCEO
 No; che torni sì presto
 a serenarsi il ciel l'alma non spera;
390la nube che l'ingombra è troppo nera.
 
    Io non pretendo, o stelle,
 il solito splendor;
 mi basta in tanto orror
 qualche baleno.
 
395   Che se le mie procelle
 non giunge a tranquillar,
 quai scogli ha questo mar
 mi mostri almeno. (Parte)
 
 Fine dell’atto primo