Ipermestra, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IV
 
 LINCEO solo, poi ELPINICE e PLISTENE, l’un dopo l’altro
 
 LINCEO
 Questi son gl'imenei! Son d'una sposa
 questi i dolci trasporti! In questa guisa
 Ipermestra m'accoglie! Onde quel pianto?
 Quell'affanno perché? Di qualche fallo
130mi crede reo? Qualche rival nascosto
 di maligno velen sparse a mio danno
 forse quel cor? Ma chi ardirebbe... Ah questo
 vindice acciar nell'empie vene... Oh vano,
 oh inutile furore! Il colpo io sento
135che l'alma mi divide
 ma non so chi m'insidia o chi m'uccide.
 ELPINICE
 Fortunato Linceo, contenta a segno
 son io de' tuoi contenti...
 LINCEO
                                               Ah principessa,
 l'anima mi trafiggi. Io de' mortali,
140io sono il più infelice.
 ELPINICE
 Tu! Come?
 PLISTENE
                        In questo amplesso
 un testimon ricevi
 del giubbilo sincero,
 onde esulto per te. Tu godi e parmi...
 LINCEO
145Amico, ah per pietà non tormentarmi.
 PLISTENE
 Perché?
 LINCEO
                  Son disperato.
 ELPINICE
                                               Or che alla bella
 Ipermestra t'accoppia un caro laccio,
 disperato tu sei?
 LINCEO
                                  Mi scaccia, oh dio!
 Ipermestra da sé; vieta Ipermestra
150ch'io le parli d'amor; non più suo bene
 Ipermestra m'appella;
 Ipermestra cangiò, non è più quella.
 PLISTENE
 Che dici?
 LINCEO
                     Ah se v'è noto
 chi quel cor m'ha sedotto,
155non mel tacete, amici. Io vuo'...
 ELPINICE
                                                           T'inganni;
 Ipermestra non ama
 che il suo Linceo; lui solo attende...
 LINCEO
                                                                 E dunque
 perché da sé mi scaccia?
 Perché fugge da me? Così turbata
160perché m'accoglie?
 PLISTENE
                                      E la vedesti?
 LINCEO
                                                                Or parte
 da questo loco.
 ELPINICE
                              Ed Ipermestra istessa
 sì turbata ti parla?
 LINCEO
 Così morto foss'io pria d'ascoltarla.
 
    Di pena sì forte
165m'opprime l'eccesso;
 le smanie di morte
 mi sento nel sen.
 
    Non spero più pace,
 la vita mi spiace,
170ho in odio me stesso,
 se m'odia il mio ben. (Parte)