Ipermestra, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA III
 
 IPERMESTRA, poi PLISTENE
 
 IPERMESTRA
 Nuova angustia per me. Come poss'io
 evitar che lo sposo...
 PLISTENE
                                       Ah principessa,
 pietà del tuo Linceo. Confuso, oppresso
545come or lo veggo io non l'ho mai veduto.
 Se tarda il tuo soccorso, egli è perduto.
 IPERMESTRA
 Ma che dice, o Plistene?
 Che fa? Che pensa? Il mio ritegno accusa?
 M'odia? M'ama? Mi crede
550sventurata o infedel?
 PLISTENE
                                         Tanto io non posso
 dirti, Ipermestra. Or più Linceo qual era
 meco non è. Par che diffidi e pare
 che si turbi in vedermi; il suo dolore
 forse sol n'è cagion. Deh lo consola
555or che a te vien.
 IPERMESTRA
                                Dov'è? (Con timore)
 PLISTENE
                                                Nelle tue stanze
 ti cerca invan; ma lo vedrai fra poco
 qui comparir.
 IPERMESTRA
                             (Misera me!) Plistene,
 soccorrimi, ti prego; abbi pietade
 dell'amico e di me. Fa' ch'ei non venga
560dove son io; mi fido a te.
 PLISTENE
                                                Ma come
 posso impedir?...
 IPERMESTRA
                                   Di conservar si tratta
 la vita sua. Più non cercar; né questo
 ch'io fido a te sappia Linceo.
 PLISTENE
                                                      Ma l'ami?
 IPERMESTRA
 Più di me stessa.
 PLISTENE
                                  Io nulla intendo. E puoi
565lasciarlo a tanti affanni in abbandono?
 IPERMESTRA
 Ah tu non sai quanto infelice io sono!
 
    Se il mio duol, se i mali miei,
 se dicessi il mio periglio,
 ti farei cader dal ciglio
570qualche lagrima per me.
 
    È sì barbaro il mio fato
 che beato io chiamo un core,
 se può dir del suo dolore
 la cagione almen qual è. (Parte)