Ipermestra, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA ULTIMA
 
 ADRASTO con numeroso seguito, ELPINICE e detti
 
 ADRASTO
 Occupate, o miei fidi, (Alle guardie)
 dell'albergo real tutte le parti.
 PLISTENE
 Danao, non ingannarti
985nell'inchiesta del reo; da me sedotto
 fu il prence a prender l'armi; ei non volea.
 ELPINICE
 Io che svelai l'arcano, io son la rea.
 IPERMESTRA
 Padre, udisti finora
 una figlia pietosa;
990or che, lode agli dei,
 in sicuro già sei, senti una sposa;
 sposa, ma non temer di questo nome,
 signor, ch'io faccia abuso;
 non difendo Linceo; me stessa accuso.
995Io seppi, e non mi pento,
 a te sagrificarlo; al sagrifizio
 sopravviver non so. Se i merti suoi,
 se l'antica sua fé, se un cieco amore,
 se la clemenza tua,
1000se le lagrime mie da te non sanno
 ottenergli perdon, mora; ma seco
 mora Ipermestra ancor. Debole, io merto
 questo castigo; e sventurata, io chiedo
 questa pietà. Troppo crudel tormento
1005la vita or mi saria; finisca ormai;
 a salvarti bastò; fu lunga assai.
 DANAO
 Non più, figlia, non più; tu mi facesti
 abbastanza arrossir. Come potrei
 altri punir, se non mi veggo intorno
1010alcun più reo di me? Vivi felice,
 vivi col tuo Linceo. Ma se la vita
 dar mi sapesti, or l'opra assolvi e pensa
 a rendermi l'onore. Il regio serto
 passi al tuo crine e sul tuo crin racquisti
1015quello splendor che gli scemò sul mio.
 Ah così potess'io
 ceder dell'universo a te l'impero;
 renderei fortunato il mondo intero.
 TUTTI
 
    Alma eccelsa, ascendi in trono;
1020della sorte ei non è dono,
 è mercé di tua virtù.
 
    La virtù, che in trono ascende,
 fa soave, amabil rende
 fin l'istessa servitù.