Antigono, Dresda, s. n., 1744, D-Bds

 SCENA IX
 
 ISMENE e detti
 
 ISMENE
                                                       È tarda
1095padre già la pietà. Già più non vive
 il misero german.
 ANTIGONO
                                    Che dici?
 BERENICE
                                                        Io moro.
 ISMENE
 Pallido su l'ingresso or l'incontrai
 del giardino reale. «Addio» mi disse
 «per sempre Ismene. Un cor dovuto al padre
1100scelerato io rapii; ma questo acciaro
 mi punirà». Così dicendo il ferro
 snudò, fuggì. Dove il giardin s'imbosca
 corse a compir l'attroce impresa; ed io
 l'ultimo, oh dio, funesto grido intesi;
1105né accorrer vi potei,
 tanto oppresse il terrore i sensi miei.
 ALESSANDRO
 Chi pianger non dovria?
 ANTIGONO
 Dunque per colpa mia cadde trafitto
 un figlio a cui degg'io
1110quest'aure che respiro! Un figlio in cui
 la fé prevalse al mio rigor tiranno?
 Un figlio... Ah che diranno
 i posteri di te? Come potrai
 l'idea del fallo tuo, gli altri e te stesso,
1115Antigono, soffrir? Mori; quel figlio
 col proprio sangue il tuo dover t'addita. (Vuol uccidersi)