Antigono, Dresda, s. n., 1744, D-LEm

 SCENA PRIMA
 
  Fondo d’antica torre, corrispondente a diverse prigioni, delle quali una aperta.
 
 ANTIGONO, ISMENE, indi CLEARCO con due guardie
 
 ANTIGONO
 Non lo speri Alessandro; il patto indegno
 abborrisco, ricuso. Io Berenice
790cedere al mio nemico!
 ISMENE
                                           E qual ci resta
 altra speme signor?
 ANTIGONO
                                       Va'. Sia tua cura
 che ad assalir le mura
 Agenore s'affretti.
 Più del mio rischio il cenno mio rispetti.
 ISMENE
795Padre ah che dici mai! Sarebbe il segno
 del tuo morir quel dell'assalto. Io farmi
 parricida non voglio.
 ANTIGONO
                                         Or senti. Un fido
 veleno ho meco; e di mia sorte io sono
 arbitro ognor. Sospenderò per poco
800l'ora fatal; ma se congiura il vostro
 tardo ubbidir col mio destin tiranno,
 io so come i miei pari escon d'affanno.
 ISMENE
 Gielar mi fai. Deh...
 CLEARCO
                                       Che ottenesti Ismene?
 Risolvesti, signor?
 ANTIGONO
                                    Sì, ad Alessandro
805già puoi del voler mio
 nuncio tornar.
 CLEARCO
                             Ma che a lui dir degg'io?
 ANTIGONO
 
    Di' che ricuso il trono;
 di' che pietà non voglio,
 che in carcere, che in soglio
810l'istesso ognor sarò.
 
    Che della sorte ormai
 uso agl'insulti io sono,
 che a vincerla imparai
 quando mi lusingò. (Parte. Entra Antigono nella prigione che subito vien chiusa da’ custodi)
 
 CLEARCO
815Custodi! A voi consegno
 quel prigionier. Se del voler sovrano
 questa gemma real non vi assicura,
 disserrar non osate
 di quel carcer le porte.
820Chi trasgredisce il cenno è reo di morte. (I custodi osservata la gemma si ritirano)
 ISMENE
 Clearco ah non partir. Senti e pietoso
 di sì fiere vicende...
 CLEARCO
 Perdona, udir non posso. Il re m'attende. (Parte)