Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA VI
 
 SIROE e LAODICE
 
 LAODICE
 Siroe non parli? Or di che temi? Idaspe
 più presente non è, spiega il tuo foco.
 SIROE
 (Che importuna). Ah Laodice
250scorda un amor ch'è tuo periglio e mio.
 Se Cosroe che t'adora
 giunge a scoprir...
 LAODICE
                                    Non paventar di lui,
 nulla saprà.
 SIROE
                         Ma Idaspe...
 LAODICE
                                                  Idaspe è fido
 e approva il nostro amore.
 SIROE
255Non è sempre d'accordo il labro e il core.
 LAODICE
 Ci tormentiamo invano,
 s'altra ragion non v'è per cui si ponga
 tanto affetto in oblio.
 SIROE
 Altre ancor ve ne son. Laodice addio.
 LAODICE
260Senti, perché tacerle?
 SIROE
                                          Oh dio risparmia
 la noia a te d'udirle,
 a me il rossor di palesarle.
 LAODICE
                                                  E vuoi
 sì dubbiosa lasciarmi? Eh dille o caro.
 SIROE
 (Che pena). Io le dirò... No no, perdona.
265Deggio partir.
 LAODICE
                             Nol soffrirò, se pria
 l'arcano non mi sveli.
 SIROE
                                          Un'altra volta
 tutto saprai.
 LAODICE
                          No no.
 SIROE
                                         Dunque m'ascolta.
 Ardo per altra fiamma, io son fedele
 a più vezzosi rai,
270non t'amerò, non t'amo e non t'amai;
 e se speri ch'io possa
 cangiar voglia per te, lo speri invano.
 Mi sei troppo importuna, ecco l'arcano.
 
    Se al ciglio lusinghiero,
275se mostro ai detti amor,
 il ciglio è menzognero,
 il labro è mentitor,
 non gli dar fede.
 
    Credimi audace o stolto
280s'io non ti posso amar
 ma scordati il mio volto,
 ma più non mi contar
 fra le tue prede. (Parte)