Antigono, Venezia, Bettinelli, 1745

 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e poi DEMETRIO nel primo suo abito
 
 ALESSANDRO
 Vedermi una vittoria (Va a sedere)
 sveller di man! Da un prigionier degg'io
 sentirmi minacciar! Né posso all'ira
 sciogliere il fren! Questa è un'angustia...
 DEMETRIO
                                                                           Ah dove... (Affannato e torbido)
890Il re... dov'è?
 ALESSANDRO
                           Che vuoi?
 DEMETRIO
                                                Voglio... Son io...
 Rendimi il padre mio.
 ALESSANDRO
                                            (Numi! Che volto!
 Che sguardi! Che parlar!) Demetrio! E ardisci...
 DEMETRIO
 Tutto ardisce, Alessandro,
 chi trema per un padre... Ah la dimora
895saria fatal; sollecito mi porgi
 l'impressa tua gemma real.
 ALESSANDRO
                                                    Ma questa
 è preghiera o minaccia?
 DEMETRIO
                                               È ciò che al padre
 esser util potrà.
 ALESSANDRO
                                Parti. Io perdono
 a un cieco affetto il temerario eccesso.
 DEMETRIO
900Non partirò se pria...
 ALESSANDRO
                                         Prence, rammenta
 con chi parli, ove sei.
 DEMETRIO
                                         Pensa, Alessandro,
 ch'io perdo un genitor.
 ALESSANDRO
                                            Quel folle ardire
 più mi stimola all'ire.
 DEMETRIO
                                          Umil mi vuoi? (S’inginocchia)
 Eccomi a' piedi tuoi. Rendimi il padre
905e il mio nume tu sei. Suppliche o voti
 più non offro che a te. Già il primo omaggio
 ecco nel pianto mio. Pietà per questa
 invitta mano a cui del mondo intero
 auguro il fren. Degli avi tuoi reali
910per le ceneri auguste,
 signor, pietà. Placa quel cor severo,
 rendi...
 ALESSANDRO
                 Lo speri invano.
 DEMETRIO
                                                 Invan lo spero! (In atto feroce)
 ALESSANDRO
 Sì. Antigono vogl'io
 vittima a' miei furori.
 DEMETRIO
915Ah non l'avrai. Rendimi il padre o mori. (S’alza furioso; prende con la sinistra il destro braccio d’Alessandro in guisa ch’ei non possa scuotersi; e con la destra lo disarma)
 ALESSANDRO
 Olà.
 DEMETRIO
            Taci o t'uccido. (Presentandogli sugli occhi la spada che gli ha tolta)
 ALESSANDRO
                                         E ti scordasti...
 DEMETRIO
 Tutto, fuorch'io son figlio. Il regio cerchio
 porgi. Dov'è? Che tardi?
 ALESSANDRO
                                               E speri audace
 ch'io pronto ad appagarti...
 DEMETRIO
920Dunque mori. (In atto di ferire)
 ALESSANDRO
                              Ah che fai? Prendilo e parti. (Gli dà l’anello)
 DEMETRIO
 Eumene? Eumene? (Correndo verso la porta)
 ALESSANDRO
                                        Ove son io? (Attonito)
 DEMETRIO
                                                                T'affretta, (Ad un macedone che comparisce su la porta del gabinetto)
 corri, vola, compisci il gran disegno;
 Antigono disciogli; eccoti il segno. (Dà l’anello al macedone che subito parte)
 ALESSANDRO
 (È folgore ogni sguardo
925che balena in quel ciglio).
 DEMETRIO
                                                 (A sciorre il padre (Inquieto a parte)
 di propria man mi sprona il cor; m'affrena
 il timor che Alessandro
 turbi l'opra, se parto. In due vorrei
 dividermi in un punto).
 ALESSANDRO
                                               Ancor ti resta (Alzandosi da sedere)
930altro forse a tentar? Perché non togli
 quell'orribil sembiante agli occhi miei?
 DEMETRIO
 (Andrò? No; perderei (Senza udirlo come sopra)
 il frutto dell'impresa).
 ALESSANDRO
                                           Ah non mi degna
 neppur d'ascolto. Altrove
935il passo io volgerò. (Vuol partire)
 DEMETRIO
                                     Ferma. (Opponendosi)
 ALESSANDRO
                                                     Son io
 dunque tuo prigionier?
 DEMETRIO
                                              Da queste soglie
 vivi non uscirem, finché sospesa
 d'Antigono è la sorte.
 ALESSANDRO
 (Ah s'incontri una morte; (Con impeto)
940questo è troppo soffrir). Libero il passo
 lasciami traditore o ch'io... Ma... il cielo
 soccorso alfin m'invia.
 DEMETRIO
                                           Stelle! È Clearco. (Agitato)
 Che fo? Se a lui m'oppongo
 non ritengo Alessandro. Ah fosse almeno
945il padre in libertà. (S’accosta ad Alessandro)