Antigono, Venezia, Bettinelli, 1745

 SCENA V
 
 CLEARCO e detti. ISMENE infine
 
 CLEARCO
                                     Mio re, chi mai
 dalla tua man la real gemma ottenne?
 ALESSANDRO
 Ecco; e vedi in qual guisa. (Additando Demetrio)
 CLEARCO
                                                   Oh ciel! Che tenti?
 Quel nudo acciar... (In atto di snudar la spada)
 DEMETRIO
                                      Non appressarti o in seno (Prende di nuovo Alessandro e minaccia di ferirlo)
 d'Alessandro l'immergo.
 CLEARCO
                                               Ah ferma. (E come
950porgergli aita!) O lascia il ferro o il padre
 volo fra' ceppi a ritener. (In atto di partire)
 DEMETRIO
                                               Se parti,
 vibro il colpo fatale. (Accenna di ferire)
 CLEARCO
                                        Ah no. (Qual nuova
 specie mai di furor?) Prence, e non vedi?
 DEMETRIO
 No; la benda ho sul ciglio.
 CLEARCO
955Dunque Demetrio è un reo?
 DEMETRIO
                                                      Demetrio è un figlio.
 CLEARCO
 Non toglie questo nome
 alle colpe il rossor.
 DEMETRIO
                                    Chi salva un padre
 non arrossisce mai.
 CLEARCO
                                      D'un tale eccesso
 ah che dirà chi t'ammirò finora?
 DEMETRIO
960Che ha il Manlio suo la Macedonia ancora.
 ALESSANDRO
 Non più Clearco; il reo punisci. Io dono
 già la difesa alla vendetta. Assali,
 ferisci, uccidi; ogni altro sforzo è vano.
 ISMENE
 Corri amato germano, (Lieta e frettolosa)
965siegui i miei passi. Il tuo coraggio ha vinto;
 il padre è in libertà. Fra le sue braccia
 volo a rendere intero il mio conforto. (Parte)
 DEMETRIO
 Grazie, o dei protettori; eccomi in porto. (Lascia Alessandro e respira)
 CLEARCO
 Che ci resta a sperar?
 ALESSANDRO
                                          (Qual nero occaso
970barbara sorte ai giorni miei destini!)
 DEMETRIO
 Del dover se i confini (Ad Alessandro)
 troppo, o signor, l'impeto mio trascorse,
 perdono imploro. Inevitabil moto
 furon del sangue i miei trasporti. Io stesso
975più me non conoscea. Moriva un padre,
 non restava a salvarlo
 altra via da tentar. Sì gran cagione
 se non è scusa al violento affetto,
 ferisci; ecco il tuo ferro; ecco il mio petto. (Rende la spada ad Alessandro)
 ALESSANDRO
980Sì, cadi empio... Che fo? Punisco un figlio
 perché al padre è fedel? Trafiggo un seno
 che inerme si presenta a' colpi miei?
 Ah troppo vil sarei! M'offese, è vero;
 mi potrei vendicar; ma una vendetta
985così poco contesa
 mi farebbe arrossir più che l'offesa.
 
    Benché giusto, a vendicarmi
 il mio sdegno invan m'alletta;
 troppo cara è la vendetta,
990quando costa una viltà.
 
    Già di te con più bell'armi
 il mio cor vendetta ottiene
 nello sdegno che ritiene,
 nella vita che ti diè. (Parte con Clearco)