Antigono, Venezia, Bettinelli, 1745

 SCENA IX
 
 ISMENE e detti
 
 ISMENE
                                                       È tarda,
 padre, già la pietà. Già più non vive
 il misero german.
 ANTIGONO
                                    Che dici?
 BERENICE
                                                        Io moro.
 ISMENE
1095Pallido su l'ingresso or l'incontrai
 del giardino reale. «Addio» mi disse
 «per sempre Ismene. Un cor dovuto al padre
 scellerato io rapii; ma questo acciaro
 mi punirà». Così dicendo il ferro
1100snudò, fuggì. Dove il giardin s'imbosca
 corse a compir l'atroce impresa; ed io
 l'ultimo, oh dio, funesto grido intesi;
 né accorrer vi potei,
 tanto oppresse il terrore i sensi miei.
 ALESSANDRO
1105Chi pianger non dovria?
 ANTIGONO
 Dunque per colpa mia cadde trafitto
 un figlio a cui degg'io
 quest'aure che respiro! Un figlio in cui
 la fé prevalse al mio rigor tiranno?
1110Un figlio... Ah che diranno
 i posteri di te? Come potrai
 l'idea del fallo tuo, gli altri e te stesso,
 Antigono, soffrir? Mori; quel figlio
 col proprio sangue il tuo dover t'addita. (Vuol uccidersi)