Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA VIII
 
 LAODICE, ARASSE
 
 ARASSE
 Di te germana in traccia
 sollecito io ne vengo, il re sdegnato
315vuol Medarse sul trono.
 Tu dell'ingiusto padre
 svolgi, se puoi, lo sdegno
 ed in Siroe un eroe conserva al regno.
 LAODICE
 Siroe un eroe! T'inganni; ha un'alma in seno
320stoltamente feroce, un cor superbo
 che solo è di sé stesso
 insano ammirator, ch'altri non cura
 e che tutto in tributo
 il mondo al suo valor crede dovuto.
 ARASSE
325Che insolita favella! E credi...
 LAODICE
                                                        E credo
 necessaria per noi la sua ruina.
 La caduta è vicina,
 non t'opporre alla sorte.
 ARASSE
                                              E chi mai fece
 così cangiar Laodice?
 LAODICE
330Penetrar questo arcano a te non lice.
 ARASSE
 Condannerà ciascuno
 il tuo genio volubile e leggero.
 LAODICE
 Costanza è spesso il variar pensiero.
 
    O placido il mare
335lusinghi la sponda
 o porti con l'onda
 terrore e spavento
 è colpa del vento,
 sua colpa non è.
 
340   S'io vo con la sorte
 cangiando sembianza
 virtù l'incostanza
 diventa per me.