Antigono, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
 Parte solitaria de’ giardini interni degli appartamenti reali.
 
 BERENICE, ISMENE
 
 ISMENE
 No; tutto, o Berenice,
 tu non apri il tuo cor; da più profonde
 recondite sorgenti
 derivano i tuoi pianti.
 BERENICE
                                           E ti par poco
5quel che sai de' miei casi? Al letto, al trono
 del padre tuo vengo d'Egitto; appena
 questa reggia m'accoglie, ecco geloso
 per me del figlio il genitore; a mille
 sospetti esposta io senza colpa e senza
10delitto il prence ecco in esiglio. E questo
 de' miei mali è il minor. Sente Alessandro
 che a lui negata in moglie
 Antigono m'ottiene; e amante, offeso,
 giovane e re l'armi d'Epiro aduna;
15la Macedonia inonda e al gran rivale
 vien regno e sposa a contrastar. S'affretta
 Antigono al riparo e m'abbandona
 sul compir gl'imenei. Sola io rimango
 né moglie né regina
20in terreno stranier; tremando aspetto
 d'Antigono il destin; penso che privo
 d'un valoroso figlio
 ne' cimenti è per me; mi veggo intorno
 di domestiche fiamme e pellegrine
25questa reggia avvampar; so che di tanti
 incendi io son la sventurata face;
 e non basta? E tu cerchi
 altre cagioni al mio dolor?
 ISMENE
                                                  Son degni
 questi sensi di te. Ma il duol, che nasce
30sol di ragion, mai non eccede; e sempre
 il tranquillo carattere conserva
 dell'origine sua. Quelle, onde un'alma
 troppo agitar si sente,
 son tempeste del cor, non della mente.
 BERENICE
35Come? D'affetti alla ragion nemici
 puoi credermi capace?
 ISMENE
                                            Io non t'offendo,
 se temo in te ciò che in me provo. Anch'io
 odiar deggio Alessandro
 nemico al padre, infido a me; vorrei,
40lo proccuro e non posso.
 BERENICE
                                              E ne' tuoi casi
 qual parte aver degg'io?
 ISMENE
 Come Alessandro il mio, Demetrio forse
 ha sorpreso il tuo cor.
 BERENICE
                                          Demetrio! Ah donde
 sospetto sì crudel?
 ISMENE
                                     Dal tuo frequente
45parlar di lui, dalla pietà che n'hai,
 dal saper che in Egitto
 ti vide, t'ammirò, ma più che altronde
 dagli sdegni del padre.
 BERENICE
                                            Ei non comincia
 oggi ad esser geloso.
 ISMENE
                                        È ver, fu sempre
50questo misero affetto
 d'un eroe così grande il sol difetto.
 Ma è vero ancor che l'amor suo, la speme
 era Demetrio; e che or lo scacci a caso
 credibile non è. Chi sa? Prudente
55di rado è amor; qualche furtivo sguardo,
 qualche incauto sospir, qualche improvviso
 mal celato rossor forse ha traditi
 del vostro cor gli arcani.
 BERENICE
                                              Un sì gran torto
 non farmi, Ismene. Io destinata al padre
60sarei del figlio amante?
 ISMENE
                                              Ha ben quel figlio
 onde sedur l'altrui virtù. Finora
 in sì giovane età mai non si vide
 merito egual; da più gentil sembiante
 anima più sublime
65finor non trasparì; qualunque il vuoi,
 ammirabile ognor, principe, amico,
 cittadino, guerrier...
 BERENICE
                                        Taci; opportune
 le sue lodi or non son. De' pregi io voglio
 sol del mio sposo ora occuparmi. A lui
70mi destinar gli dei;
 e miei sudditi son gli affetti miei.
 ISMENE
 
    Di vantarsi ha ben ragione
 del suo cor, de' propri affetti
 chi dispone a suo piacer.
 
75   Ma in amor gli alteri detti
 non son degni assai di fede.
 Libertà co' lacci al piede
 vanta spesso il prigionier. (Parte)