Antigono, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
 Camere adorne di statue e pitture.
 
 ALESSANDRO, poi CLEARCO
 
 ALESSANDRO
 Che prigioniero e vinto
 un nemico m'insulti
 tranquillo io soffrirò? No; qual rispetto
400nel vincitor dessi al favor de' numi
 vo' che Antigono impari.
 CLEARCO
                                                a' piedi tuoi,
 mio re, d'essere ammesso
 dimanda uno stranier.
 ALESSANDRO
                                            Chi fia?
 CLEARCO
                                                             Nol vidi;
 ma sembra a' tuoi custodi
405uom d'alto affar; tace il suo nome e vuole
 sol palesarsi a te.
 ALESSANDRO
                                  Che venga.
 CLEARCO
                                                         Udiste? (Alle guardie che ricevuto l’ordine partono)
 Lo stranier s'introduca. E tu perdona,
 signor, se a troppo il zelo mio s'avanza.
 In sì fauste vicende
410perché mesto così?
 ALESSANDRO
                                      Di Berenice
 non udisti il rifiuto?
 CLEARCO
                                        Eh chi dispera
 d'una beltà severa,
 che da' teneri assalti il cor difende,
 de' misteri d'amor poco s'intende.
 
415   Di due ciglia il bel sereno
 spesso intorbida il rigore;
 ma non sempre è crudeltà.
 
    Ogni bella intende appieno
 quanto aggiunga di valore
420il ritegno alla beltà. (Parte)