Antigono, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
  Fondo d’antica torre corrispondente a diverse prigioni, delle quali una è aperta.
 
 ANTIGONO, ISMENE, indi CLEARCO con due guardie
 
 ANTIGONO
 Non lo speri Alessandro; il patto indegno
 abborrisco, ricuso. Io Berenice
 cedere al mio nemico!
 ISMENE
                                           E qual ci resta
 altra speme, signor?
 ANTIGONO
                                        Va'. Sia tua cura
790che ad assalir le mura
 Agenore s'affretti.
 Più del mio rischio il cenno mio rispetti.
 ISMENE
 Padre, ah che dici mai! Sarebbe il segno
 del tuo morir quel dell'assalto. Io farmi
795parricida non voglio.
 ANTIGONO
                                         Or senti. Un fido
 veleno ho meco; e di mia sorte io sono
 arbitro ognor. Sospenderò per poco
 l'ora fatal; ma se congiura il vostro
 tardo ubbidir col mio destin tiranno,
800io so come i miei pari escon d'affanno.
 ISMENE
 Gelar mi fai. Deh...
 CLEARCO
                                      Che ottennesti, Ismene?
 Risolvesti, signor?
 ANTIGONO
                                    Sì; ad Alessandro
 già puoi del voler mio
 nuncio tornar.
 CLEARCO
                             Ma che a lui dir degg'io?
 ANTIGONO
 
805   Di' che ricuso il trono;
 di' che pietà non voglio,
 che in carcere, che in soglio
 l'istesso ognor sarò.
 
    Che della sorte ormai
810uso agl'insulti io sono,
 che a vincerla imparai
 quando mi lusingò. (Entra Antigono nella prigione che subito vien chiusa da’ custodi)
 
 CLEARCO
 Custodi, a voi consegno
 quel prigionier. Se del voler sovrano
815questa gemma real non vi assicura,
 disserrar non osate
 di quel carcer le porte.
 Chi trasgredisce il cenno è reo di morte. (I custodi osservata la gemma si ritirano)
 ISMENE
 Clearco, ah non partir. Senti e pietoso
820di sì fiere vicende...
 CLEARCO
 Perdona, udir non posso. Il re m'attende. (Parte)