Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA XV
 
 EMIRA, MEDARSE, LAODICE
 
 MEDARSE
545Avresti mai creduto
 in Siroe un traditor?
 LAODICE
                                         Tanto infedele
 lo prevedesti e temerario tanto?
 EMIRA
 E qual viltade è questa
 d'insultar chi non v'ode? Alfin dovrebbe
550più rispetto Medarse ad un germano,
 a un principe Laodice.
 Non sempre delinquente è un infelice.
 MEDARSE
 Che pietà!
 LAODICE
                       Che difesa!
 MEDARSE
                                              E tu finora
 non l'insultasti?
 LAODICE
                                Or qual cagion ti muove
555a sdegnarti con noi?
 EMIRA
 A me lice insultarlo e non a voi.
 MEDARSE
 Così presto ti cangi? Or lo difendi,
 or lo vorresti oppresso.
 EMIRA
 A voi par ch'io mi cangi e son l'istesso.
 LAODICE
560L'istesso! Io non t'intendo.
 MEDARSE
                                                   Eh non produce
 sì diversa favella un sol pensiero.
 EMIRA
 So che strano vi sembra e pure è vero.
 
    Vedeste mai sul prato
 cader la pioggia estiva?
565Talor la rosa avviva
 a la viola appresso;
 figlio del prato istesso
 è l'uno e l'altro fiore
 ed è l'istesso umore
570che germogliar gli fa.
 
    Il cor non è cangiato
 se accusa o se difende.
 Una cagion m'accende
 di sdegno e di pietà. (Parte)