Antigono, Torino, Reale, 1757

 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e poi DEMETRIO nel primo suo abito
 
 ALESSANDRO
 Vedersi una vittoria (Va a sedere)
 sveller di man, dell'adorato oggetto
 i rifiuti ascoltar, d'un prigioniero
 soffrir gl'insulti, e non potere all'ira
890sciogliere il fren, questa è un'angustia...
 DEMETRIO
                                                                          Ah dove...
 Il re... dov'è? (Affannato e torbido)
 ALESSANDRO
                            Che vuoi?
 DEMETRIO
                                                 Voglio... Son io...
 Rendimi il padre mio.
 ALESSANDRO
                                            (Numi! Che volto!
 Che sguardi! Che parlar!) Demetrio! E ardisci...
 DEMETRIO
 Tutto ardisce, Alessandro,
895chi trema per un padre... Ah la dimora
 saria fatal; sollecito mi porgi
 l'impressa tua gemma real.
 ALESSANDRO
                                                    Ma questa
 è preghiera o minaccia?
 DEMETRIO
                                               È ciò che al padre
 esser util potrà.
 ALESSANDRO
                                Parti. Io perdono
900a un cieco affetto il temerario eccesso.
 DEMETRIO
 Non partirò, se pria...
 ALESSANDRO
                                          Prence, rammenta
 con chi parli, ove sei.
 DEMETRIO
                                         Pensa, Alessandro,
 ch'io perdo un genitor.
 ALESSANDRO
                                            Quel folle ardire
 più mi stimola all'ire.
 DEMETRIO
                                          Umil mi vuoi? (S’inginocchia)
905Eccomi a' piedi tuoi. Rendimi il padre
 e il mio nume tu sei. Suppliche o voti
 più non offro che a te. Già il primo omaggio
 ecco nel pianto mio. Pietà per questa
 invitta mano a cui del mondo intero
910auguro il fren. Degli avi tuoi reali
 per le ceneri auguste,
 signor, pietà. Placa quel cor severo,
 rendi...
 ALESSANDRO
                 Lo speri invano.
 DEMETRIO
                                                 Invan lo spero? (In atto feroce)
 ALESSANDRO
 Sì. Antigono vogl'io
915vittima a' miei furori.
 DEMETRIO
 Ah non l'avrai; rendimi il padre o mori. (S’alza furioso; prende con la sinistra il destro braccio d’Alessandro in guisa ch’ei non possa scuotersi; e con la destra lo disarma)
 ALESSANDRO
 Olà.
 DEMETRIO
            Taci o t'uccido. (Presentandogli sugli occhi la spada che gli ha tolta)
 ALESSANDRO
                                         E tu scordasti...
 DEMETRIO
 Tutto, fuorch'io son figlio. Il regio cerchio
 porgi. Dov'è? Che tardi?
 ALESSANDRO
                                               E speri, audace,
920ch'io pronto ad appagarti...
 DEMETRIO
 Dunque mori. (In atto di ferire)
 ALESSANDRO
                              Ah che fai? Prendilo e parti. (Gli dà l’anello)
 DEMETRIO
 Eumene? Eumene? (Correndo verso la porta)
 ALESSANDRO
                                        Ove son io? (Attonito)
 DEMETRIO
                                                                T'affretta, (Ad un macedone che comparisce su la porta del gabinetto)
 corri, vola, compisci il gran disegno;
 Antigono disciogli; eccoti il segno. (Dà l’anello al macedone che subito parte)
 ALESSANDRO
925(È folgore ogni sguardo
 che balena in quel ciglio).
 DEMETRIO
                                                 (A sciorre il padre (Inquieto a parte)
 di propria man mi sprona il cor; m'affrena
 il timor che Alessandro
 turbi l'opra, se parto. In due vorrei
930dividermi in un punto).
 ALESSANDRO
                                               Ancor ti resta (Alzandosi da sedere)
 altro forse a tentar? Perché non togli
 quell'orribil sembiante agli occhi miei?
 DEMETRIO
 (Andrò? No; perderei (Senza udirlo)
 il frutto dell'impresa).
 ALESSANDRO
                                           Ah l'insensato
935né pur m'ascolta. Altrove
 il passo io volgerò. (Vuol partire)
 DEMETRIO
                                     Ferma. (Opponendosi)
 ALESSANDRO
                                                     Son io
 dunque tuo prigionier?
 DEMETRIO
                                              Da queste soglie
 vivi non uscirem, finché sospesa
 d'Antigono è la sorte.
 ALESSANDRO
940(Ah s'incontri una morte; (Con impeto)
 questo è troppo soffrir). Libero il passo
 lasciami, traditore, o ch'io... Ma il cielo
 soccorso alfin m'invia.
 DEMETRIO
                                           Stelle! È Clearco? (Agitato)
 Che fo? Se a lui m'oppongo,
945non ritengo Alessandro. Ah fosse almeno
 il padre in libertà. (S’accosta ad Alessandro)