Antigono, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA IX
 
  Spaziose logge reali, donde si scoprono la vasta campagna ed il porto di Tessalonica, quella ricoperta da’ confusi avanzi d’un campo distrutto e questo dai resti ancor fumanti delle incendiate navi d’Epiro.
 
 ANTIGONO e DEMETRIO
 
 ANTIGONO
 Dunque nascesti, ingrato,
 per mia sventura? Il più crudel nemico
665dunque ho nutrito in te? Bella mercede
 di tante mie paterne cure e tanti
 palpiti che mi costi. Io non pensai
 che di me stesso a render te maggiore;
 non pensi tu che a lacerarmi il core.
 DEMETRIO
670Ma credei...
 ANTIGONO
                         Che credesti? Ad Alessandro
 con quale autorità gli affetti altrui
 ardisti offrir? Chi t'insegnò la fede
 a sedur d'una sposa
 e a favor del nemico?
 DEMETRIO
                                          Il tuo periglio...
 ANTIGONO
675Io de' perigli miei
 voglio solo il pensiero. A te non lice
 di giudicar qual sia
 il mio rischio maggior.
 DEMETRIO
                                            Se di te stesso,
 signor, cura non prendi, abbila almeno
680di tanti tuoi fidi vassalli; un padre
 lor conserva ed un re. Se tanto bene
 non vuol congiunto il ciel, renda felice
 l'Epiro Berenice,
 tu Macedonia. È gran compenso a questa
685del ben che perderà quel che le resta.
 ANTIGONO
 Generoso consiglio,
 degno del tuo gran cor! (Vuol partire)
 DEMETRIO
                                              Degno d'un figlio (Seguitandolo)
 che forse...
 ANTIGONO
                       I passi miei
 guardati di seguir.