Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA III
 
 COSROE senza guardie e detti
 
 COSROE
                                         Che fai superbo!
 EMIRA
 O dei!
 COSROE
               Contro un mio fido
 stringi il brando o fellon? Niega se puoi?
730Or non v'è chi t'accusi, il guardo mio
 non s'ingannò, di' che mentisco anch'io.
 SIROE
 Tutto è vero, io son reo, tradisco il padre,
 son nemico al germano, insulto Idaspe,
 mi si deve la morte. Ingiusto sei,
735se la ritardi adesso.
 Non curo uomini e dei,
 odio il giorno, odio tutti, odio me stesso.
 EMIRA
 (Difendetelo o numi).
 COSROE
 Olà costui s'arresti. (Escono alcune guardie)
 EMIRA
                                       Ei non volea
740offendermi o signor. Cieco di sdegno
 forse contro di sé volgea l'acciaro.
 COSROE
 Invan cerchi un riparo
 con pietosa menzogna al suo delitto.
 Perché fuggir?
 EMIRA
                              La fuga
745tema non era in me.
 SIROE
                                        Taci una volta,
 Idaspe taci, il mio maggior nemico
 è chi più mi soccorre. Il mio tormento
 termini col morir.
 COSROE
                                    Sarai contento.
 Pochi istanti di vita
750ti restano infedel.
 EMIRA
                                   Mio re, che dici!
 Necessaria a' tuoi giorni
 è la vita di Siroe, ei non ancora
 i complici scoprì. Morrebbe seco
 il temuto segreto.
 COSROE
                                   È vero, oh quanto
755deggio al tuo amor, vegliami sempre a lato.
 SIROE
 Forse incontro al tuo fato
 corri così, non può tradirti Idaspe?
 EMIRA
 Io tradirlo!
 SIROE
                        In ciascuno
 può celarsi il nemico, ah non fidarti.
760Chi sa l'empio qual è.
 COSROE
                                          Chetati e parti.
 SIROE
 
    Mi credi infedele,
 sol questo m'affanna.
 Chi sa chi t'inganna?
 (Che pena è tacer!)
 
765   Sei padre, son figlio,
 mi scaccia, mi sgrida.
 Ma pensa al periglio,
 ma poco ti fida,
 ma impara a temer. (Parte)