Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA II
 
 REGOLO, poi MANLIO
 
 REGOLO
 Il gran punto s'appressa ed io pavento
 che vacillino i padri. Ah voi di Roma
525deità protettrici a lor più degni
 sensi inspirate...
 MANLIO
                                 A custodir l'ingresso
 rimangano i littori; e alcun non osi
 qui penetrar.
 REGOLO
                            (Manlio! A che viene!)
 MANLIO
                                                                       Ah lascia
 che al sen ti stringa invitto eroe.
 REGOLO
                                                             Che tenti!
530Un console...
 MANLIO
                          Io nol sono
 Regolo adesso. Un uom son io che adora
 la tua virtù, la tua costanza. Un grande
 emulo tuo che a dichiarar si viene
 vinto da te, che confessando ingiusto
535l'avverso genio antico
 chiede l'onor di diventarti amico.
 REGOLO
 Dell'alme generose
 solito stil. Più le abbattute piante
 non urta il vento, o le solleva. Io deggio
540così nobile acquisto
 alla mia servitù.
 MANLIO
                                 Sì questa appieno
 qual tu sei mi scoperse; e mai sì grande
 com'or fra' ceppi io non ti vidi. A Roma
 vincitor de' nemici
545spesso tornasti; or vincitor ritorni
 di te, della fortuna. I lauri tuoi
 mossero invidia in me; le tue catene
 destan rispetto. Allora
 un eroe, lo confesso,
550Regolo mi parea, ma un nume adesso.
 REGOLO
 Basta, basta, signor. La più severa
 misurata virtù tentan le lodi
 in un labbro sì degno. Io ti son grato
 che d'illustrar con l'amor tuo ti piaccia
555gli ultimi giorni miei.
 MANLIO
                                           Gli ultimi giorni?
 Conservarti io pretendo
 lungamente alla patria; e affinché sia
 in tuo favor l'offerto cambio ammesso
 tutto in uso porrò.
 REGOLO
                                    Così cominci (Turbandosi)
560Manlio ad essermi amico? E che faresti
 se ancor m'odiassi? In questa guisa il frutto
 del mio rossor tu mi defraudi. A Roma
 io non venni a mostrar le mie catene
 per destarla a pietà; venni a salvarla
565dal rischio d'un'offerta
 che accettar non si dee. Se non puoi darmi
 altri pegni d'amor, torna ad odiarmi.
 MANLIO
 Ma il ricusato cambio
 produrria la tua morte.
 REGOLO
                                             E questo nome
570sì terribil risuona
 nell'orecchie di Manlio! Io non imparo
 oggi che son mortale. Altro il nemico
 non mi torrà che quel che tormi in breve
 dee la natura; e volontario dono
575sarà così quel che saria fra poco
 necessario tributo. Il mondo apprenda
 ch'io vissi sol per la mia patria; e quando
 viver più non potei,
 resi almen la mia morte utile a lei.
 MANLIO
580Oh detti! Oh sensi! Oh fortunato suolo
 che tai figli produci! E chi potrebbe
 non amarti signor!
 REGOLO
                                     Se amar mi vuoi,
 amami da romano. Eccoti i patti
 della nostra amistà. Facciamo entrambi
585un sacrificio a Roma, io della vita,
 tu dell'amico. È ben ragion che costi
 della patria il vantaggio
 qualche pena anche a te. Va'; ma prometti
 che de' consigli miei tu nel Senato
590ti farai difensore. A questa legge
 sola di Manlio io l'amicizia accetto.
 Che rispondi signor?
 MANLIO
                                         Sì; lo prometto. (Pensa prima di rispondere)
 REGOLO
 Or de' propizi numi
 in Manlio amico io riconosco un dono.
 MANLIO
595Ah perché fra que' ceppi anch'io non sono!
 REGOLO
 Non perdiamo i momenti. Ormai raccolti
 forse saranno i padri. Alla tua fede
 della patria il decoro,
 la mia pace abbandono e l'onor mio.
 MANLIO
600Addio gloria del Tebro.
 REGOLO
                                             Amico addio. (Abbracciandosi)
 MANLIO
 
    Oh qual fiamma di gloria, d'onore
 scorrer sento per tutte le vene
 alma grande parlando con te.
 
    No; non vive sì timido core
605che in udirti con quelle catene
 non cambiasse la sorte d'un re. (Parte)