Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA III
 
 REGOLO e LICINIO
 
 REGOLO
 A respirar comincio; i miei disegni
 il fausto ciel seconda.
 LICINIO
                                         Alfin ritorno (Molto lieto)
 con più contento a rivederti.
 REGOLO
                                                      E donde
610tanta gioia o Licinio?
 LICINIO
                                         Ho il cor ripieno
 di felici speranze. Infin ad ora
 per te sudai.
 REGOLO
                          Per me!
 LICINIO
                                           Sì. Mi credesti
 forse ingrato così ch'io mi scordassi
 gli obblighi miei nel maggior uopo? Ah tutto
615mi rammento signor. Tu sol mi fosti
 duce, maestro e padre. I primi passi
 mossi te condottiero
 per le strade d'onor; tu mi rendesti...
 REGOLO
 Alfine in mio favor di', che facesti? (Impaziente)
 LICINIO
620Difesi la tua vita
 e la tua libertà.
 REGOLO
                               Come! (Turbato)
 LICINIO
                                              All'ingresso
 del tempio ove il Senato or si raccoglie
 attesi i padri; e ad uno ad un gli trassi
 nel desio di salvarti.
 REGOLO
                                        (O dei che sento!)
625E tu...
 LICINIO
               Solo io non fui. Non si defraudi
 la lode al merto. Io feci assai ma fece
 Attilia più di me.
 REGOLO
                                   Chi?
 LICINIO
                                               Attilia. In Roma
 figlia non v'è d'un genitor più amante.
 Come parlò! Che disse!
630Quanti affetti destò! Come compose
 il dolor col decoro! In quanti modi
 rimproveri mischiò, preghiere e lodi.
 REGOLO
 E i padri?
 LICINIO
                      E chi resiste
 agli assalti d'Attilia! Eccola; osserva
635come ride in quel volto
 la novella speranza.