Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA IV
 
 ATTILIA e detti
 
 ATTILIA
                                      Amato padre
 pure una volta...
 REGOLO
                                 E ardisci (Serio e torbido)
 ancor venirmi innanzi? Ah non contai
 te fin ad or fra' miei nemici.
 ATTILIA
                                                      Io padre!
640Io tua nemica!
 REGOLO
                              E tal non è chi folle (Come sopra)
 s'oppone a' miei consigli?
 ATTILIA
                                                  Ah di giovarti
 dunque il desio d'inimicizia è prova?
 REGOLO
 Che sai tu quel che nuoce o quel che giova?
 Delle pubbliche cure (Con isdegno)
645chi a parte ti chiamò? Della mia sorte
 chi ti fe' protettrice? Onde...
 LICINIO
                                                      Ah signore
 troppo...
 REGOLO
                   Parla Licinio! Assai tacendo (Come sopra)
 meglio si difendea; pareva almeno
 pentimento il silenzio. Eterni dei!
650Una figlia!... Un roman!
 ATTILIA
                                              Perché son figlia...
 LICINIO
 Perché roman son io, credei che oppormi
 al tuo fato inumano...
 REGOLO
 
    Taci; non è romano (A Licinio)
 chi una viltà consiglia.
655Taci; non è mia figlia (Ad Attilia)
 chi più virtù non ha.
 
    Or sì de' lacci il peso
 per vostra colpa io sento;
 or sì la mia rammento
660perduta libertà. (Parte)