Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA VIII
 
 PUBLIO e detto
 
 PUBLIO
                                       Signor... (Che pena
 per un figlio è mai questa!)
 REGOLO
                                                     E taci?
 PUBLIO
                                                                    Oh dei!
 Esser muto vorrei.
 REGOLO
                                     Parla.
 PUBLIO
                                                  Ogni offerta
 il Senato ricusa.
 REGOLO
                                Ah dunque ha vinto
745il fortunato alfin genio romano.
 Grazie agli dei. Non ho vissuto invano.
 Amilcare si cerchi. Altro non resta
 che far su queste arene;
 la grand'opra compii, partir conviene.
 PUBLIO
750Padre infelice!
 REGOLO
                              Ed infelice appelli
 chi poté fin che visse
 alla patria giovar?
 PUBLIO
                                    La patria adoro,
 piango i tuoi lacci.
 REGOLO
                                    È servitù la vita,
 ciascuno ha i lacci suoi. Chi pianger vuole
755pianger, Publio, dovria
 la sorte di chi nasce e non la mia.
 PUBLIO
 Di quei barbari o padre
 l'empio furor ti priverà di vita.
 REGOLO
 E la mia servitù sarà finita.
760Addio. Non mi seguir.
 PUBLIO
                                           Da me ricusi
 gli ultimi ancor pietosi uffici?
 REGOLO
                                                         Io voglio
 altro da te. Mentre a partir m'affretto,
 a trattener rimanti
 la sconsolata Attilia. Il suo dolore
765funestarebbe il mio trionfo. Assai
 tenera fu per me. Se forse eccede
 compatiscila o Publio. Alfin da lei
 una viril costanza
 pretender non si può. Tu la consiglia,
770d'inspirarle procura
 con l'esempio fortezza;
 la reggi, la consola e seco adempi
 ogni ufficio di padre. A te la figlia,
 te confido a te stesso; e spero... Ah veggo
775che indebolir ti vuoi. Maggior costanza
 in te credei. L'avrò creduto invano?
 Publio ah no; sei mio figlio e sei romano.
 
    Non tradir la bella speme
 che di te donasti a noi;
780sul cammin de' grandi eroi
 incomincia a comparir.
 
    Fa' ch'io lasci un degno erede
 degli affetti del mio core,
 che di te senza rossore
785io mi possa sovvenir. (Parte)