Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA II
 
 PUBLIO e detti
 
 PUBLIO
 Manlio! Padre!
 REGOLO
                               Che avvenne?
 PUBLIO
 Roma tutta è in tumulto. Il popol freme;
 non si vuol che tu parta.
 REGOLO
                                              E sarà vero
950che un vergognoso cambio
 possa Roma bramar?
 PUBLIO
                                          No; cambio o pace
 Roma non vuol; vuol che tu resti.
 REGOLO
                                                              Io! Come?
 E la promessa? E il giuramento?
 PUBLIO
                                                              Ognuno
 grida che fé non dessi
955a perfidi serbar.
 REGOLO
                                 Dunque un delitto
 scusa è dell'altro. E chi sarà più reo
 se l'esempio è discolpa?
 PUBLIO
                                              Or si raduna
 degli auguri il colleggio. Ivi deciso
 il gran dubbio esser deve.
 REGOLO
                                                  Uopo di questo
960oracolo io non ho. So che promisi;
 voglio partir. Potea
 della pace o del cambio
 Roma deliberar. Del mio ritorno
 a me tocca il pensier. Pubblico quello,
965questo è privato affar. Non son qual fui;
 né Roma ha dritto alcun sui servi altrui.
 PUBLIO
 Degli auguri il decreto
 s'attenda almen.
 REGOLO
                                 No; se l'attendo, approvo
 la loro autorità. Custodi al porto. (Agli africani)
970Amico addio. (A Manlio partendo)
 MANLIO
                             No Regolo; se vai
 fra la plebe commossa, a viva forza
 può trattenerti; e tu, se ciò succede,
 tutta Roma fai rea di poca fede.
 REGOLO
 Dunque mancar degg'io?...
 MANLIO
                                                    No; andrai; ma lascia
975che quest'impeto io vada
 prima a calmar. Ne sederà l'ardore
 la consolare autorità.
 REGOLO
                                         Rimango
 Manlio su la tua fé. Ma...
 MANLIO
                                               Basta; intendo.
 La tua gloria desio;
980e conosco il tuo cor. Fidati al mio.
 
    Fidati pur; rammento
 che nacqui anch'io romano.
 Al par di te mi sento
 fiamme di gloria in sen.
 
985   Mi niega, è ver, la sorte
 le illustri tue ritorte;
 ma se le bramo invano,
 so meritarle almen. (Parte)