Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA VI
 
 PUBLIO e detti
 
 PUBLIO
                                                    Ma invano
 signor lo speri.
 REGOLO
                              E chi potrà vietarlo?
 PUBLIO
 Tutto il popolo o padre. È affatto ormai
1100incapace di fren. Per impedirti
 il passaggio alle navi, ognun s'affretta
 precipitando al porto; e son di Roma
 già l'altre vie deserte.
 REGOLO
                                          E Manlio?
 PUBLIO
                                                               È il solo
 che ardisca opporsi ancora
1105al voto universal. Prega; minaccia,
 ma tutto inutilmente. Alcun non l'ode,
 non l'ubbidisce alcun. Cresce a momenti
 la furia popolar. Già su le destre
 ai pallidi littori
1110treman le scuri; e non ritrova ormai
 in tumulto sì fiero
 esecutori il consolare impero.
 REGOLO
 Attilia addio. Publio mi siegui. (In atto di partir)
 ATTILIA
                                                           E dove?
 REGOLO
 A soccorrer l'amico. Il suo delitto
1115a rinfacciare a Roma. A conservarmi
 l'onor di mie catene.
 A partire, o a spirar su queste arene. (Partendo)
 ATTILIA
 Ah padre, ah no. Se tu mi lasci... (Piangendo)
 REGOLO
                                                              Attilia! (Serio ma senza sdegno)
 Molto al nome di figlia,
1120al sesso ed all'età finor donai.
 Basta; si pianse assai. Per involarmi
 d'un gran trionfo il vanto,
 non congiuri con Roma anche il tuo pianto.
 ATTILIA
 Ah tal pena è per me... (Come sopra)
 REGOLO
                                             Per te gran pena
1125è il perdermi lo so. Ma tanto costa
 l'onor d'esser romana.
 ATTILIA
                                           Ogn'altra prova
 son pronta...
 REGOLO
                          E qual? Co' tuoi consigli andrai
 forse fra i padri a regolar di Roma
 in Senato il destin? Con l'elmo in fronte
1130forse i nemici a debellar pugnando
 fra l'armi suderai? Qualche disastro
 se a soffrir per la patria atta non sei
 senza viltà, di', che farai per lei?
 ATTILIA
 È ver. Ma tal costanza...
 REGOLO
1135È difficil virtù. Ma Attilia alfine
 è mia figlia e l'avrà. (Partendo)
 ATTILIA
                                        Sì quanto io possa
 gran genitor t'imiterò. Ma... oh dio!
 Tu mi lasci sdegnato;
 io perdei l'amor tuo.
 REGOLO
                                        No figlia io t'amo;
1140io sdegnato non son. Prendine in pegno
 questo amplesso da me. Ma questo amplesso
 costanza, onor, non debbolezza inspiri.
 ATTILIA
 Ah sei padre, mi lasci; e non sospiri!
 REGOLO
 
    Io son padre e nol sarei,
1145se lasciassi a' figli miei
 un esempio di viltà.
 
    Come ogn'altro ho core in petto;
 ma vassallo è in me l'affetto;
 ma tiranno in voi si fa. (Parte con Publio)