Attilio Regolo, Friedrichstadt, Harpeter, 1750

 SCENA ULTIMA
 
 REGOLO e seco tutti
 
 REGOLO
 Regolo resti! Ed io l'ascolto? Ed io
 creder deggio a me stesso? Una perfidia
 si vuol? Si vuole in Roma?
1220Si vuol da me? Quai popoli or produce
 questo terren? Sì vergognosi voti
 chi formò? Chi nutrilli?
 Dove sono i nepoti
 de' Bruti, de' Fabrizi e de' Camilli?
1225Regolo resti! Ah per qual colpa e quando
 meritai l'odio vostro?
 LICINIO
                                          È il nostro amore
 signor quel che pretende
 franger le tue catene.
 REGOLO
                                         E senza queste
 Regolo che sarà? Queste mi fanno
1230de' posteri l'esempio,
 il rossor de' nemici,
 lo splendor della patria; e più non sono,
 se di queste mi privo,
 che uno schiavo spergiuro e fuggitivo.
 LICINIO
1235a' perfidi giurasti;
 giurasti in ceppi; e gli auguri...
 REGOLO
                                                           Eh lasciamo
 all'Arabo ed al Moro
 questi d'infedeltà pretesti indegni.
 Roma a' mortali a serbar fede insegni.
 LICINIO
1240Ma che sarà di Roma
 se perde il padre suo?
 REGOLO
                                           Roma rammenti
 che il suo padre è mortal, che alfin vacilla
 anch'ei sotto l'acciar, che sente alfine
 anch'ei le vene inaridir, che ormai
1245non può versar per lei
 né sangue né sudor, che non gli resta
 che finir da romano. Ah n'apre il cielo
 una splendida via; de' giorni miei
 posso l'annoso stame
1250troncar con lode; e mi volete infame!
 No; possibil non è. De' miei Romani
 conosco il cor. Da Regolo diverso
 pensar non può chi respirò nascendo
 l'aure del Campidoglio. Ognun di voi
1255so che nel cor m'applaude;
 so che m'invidia, e che fra' moti ancora
 di quel che l'ingannò tenero eccesso,
 fa voti al ciel di poter far l'istesso.
 Ah non più debbolezza. A terra, a terra
1260quell'armi inopportune; al mio trionfo
 più non tardate il corso
 o amici, o figli, o cittadini. Amico
 favor da voi dimando;
 esorto cittadin; padre comando.
 ATTILIA
1265(Oh dio! Ciascun già l'ubbidisce!)
 PUBLIO
                                                                (Oh dio!
 Ecco ogni destra inerme!)
 LICINIO
 Ecco sgombro il sentier.
 REGOLO
                                              Grazie vi rendo
 propizi dei. Libero è il passo. Ascendi
 Amilcare alle navi. Anch'io non tardo,
1270già sieguo i passi tui.
 AMILCARE
 (Alfin comincio ad invidiar costui). (Sale su la nave)
 REGOLO
 Romani addio. Siano i congedi estremi
 degni di noi. Lode agli dei vi lascio
 e vi lascio romani. Ah conservate
1275illibato il gran nome; e voi sarete
 gli arbitri della terra; e il mondo intero
 roman diventerà. Numi custodi
 di quest'almo terren, dee protettrici
 della stirpe d'Enea confido a voi
1280questo popol d'eroi; sian vostra cura
 questo suol, questi tetti e queste mura.
 Fate che sempre in esse
 la costanza, la fé, la gloria alberghi,
 la giustizia, il valore. E se giammai
1285minaccia al Campidoglio
 alcun astro maligno influssi rei,
 ecco Regolo o dei; Regolo solo
 sia la vittima vostra e si consumi
 tutta l'ira del ciel sul capo mio;
1290ma Roma illesa... Ah qui si piange! Addio.
 CORO DI ROMANI
 
    Onor di questa sponda,
 padre di Roma addio;
 degli anni e dell'oblio
 noi trionfiam per te.
 
1295   Ma troppo costa il vanto;
 Roma ti perde intanto;
 ed ogni età feconda
 di Regoli non è.
 
 FINE