Attilio Regolo, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VIII
 
 REGOLO, PUBLIO, AMILCARE; indi ATTILIA, LICINIO e popolo
 
 AMILCARE
 In questa guisa adempie
 Regolo le promesse?
 REGOLO
                                        Io vi promisi
 di ritornar; l'eseguirò.
 AMILCARE
                                           Ma...
 ATTILIA
                                                       Padre! (Con impazienza)
 LICINIO
375Signor! (Come sopra)
 ATTILIA, LICINIO A DUE
                  Su questa mano... (Vogliono baciargli la mano)
 REGOLO
 Scostatevi. Io non sono
 lode agli dei libero ancora.
 ATTILIA
                                                   Il cambio
 dunque si ricusò?
 REGOLO
                                    Publio, ne guida
 al soggiorno prescritto
380ad Amilcare e a me.
 PUBLIO
                                       Né tu verrai
 a' patri lari? Al tuo ricetto antico?
 REGOLO
 Non entra in Roma un messaggier nemico.
 LICINIO
 Questa troppo severa
 legge non è per te.
 REGOLO
                                    Saria tiranna
385se non fosse per tutti.
 ATTILIA
                                          Io voglio almeno
 seguirti ovunque andrai.
 REGOLO
                                                No; chiede il tempo,
 Attilia, altro pensier che molli affetti
 di figlia e genitor.
 ATTILIA
                                    Da quel che fosti,
 padre, ah perché così diverso adesso?
 REGOLO
390La mia sorte è diversa; io son l'istesso.
 
    Non perdo la calma
 fra' ceppi o gli allori;
 non va sino all'alma
 la mia servitù.
 
395   Combatte i rigori
 di sorte incostante
 in vario sembiante
 l'istessa virtù. (Parte seguito da Publio, Licinio e popolo)