Attilio Regolo, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA II
 
 REGOLO, poi MANLIO
 
 REGOLO
 Il gran punto s'appressa ed io pavento
 che vacillino i padri. Ah voi di Roma
 deità protettrici a lor più degni
525sensi inspirate.
 MANLIO
                               A custodir l'ingresso
 rimangano i littori; e alcun non osi
 qui penetrar.
 REGOLO
                            (Manlio! A che viene!)
 MANLIO
                                                                       Ah lascia
 che al sen ti stringa, invitto eroe.
 REGOLO
                                                              Che tenti!
 Un console...
 MANLIO
                          Io nol sono,
530Regolo, adesso. Un uom son io che adora
 la tua virtù, la tua costanza. Un grande
 emulo tuo che a dichiarar si viene
 vinto da te, che confessando ingiusto
 l'avverso genio antico
535chiede l'onor di diventarti amico.
 REGOLO
 Dell'alme generose
 solito stil. Più le abbattute piante
 non urta il vento o le solleva. Io deggio
 così nobile acquisto
540alla mia servitù.
 MANLIO
                                 Sì, questa appieno
 qual tu sei mi scoperse; e mai sì grande
 com'or fra' ceppi io non ti vidi. A Roma
 vincitor de' nemici
 spesso tornasti; or vincitor ritorni
545di te, della fortuna. I lauri tuoi
 mossero invidia in me; le tue catene
 destan rispetto. Allora
 un eroe, lo confesso,
 Regolo mi parea, ma un nume adesso.
 REGOLO
550Basta, basta, signor. La più severa
 misurata virtù tentan le lodi
 in un labbro sì degno. Io ti son grato
 che d'illustrar con l'amor tuo ti piaccia
 gli ultimi giorni miei.
 MANLIO
                                           Gli ultimi giorni?
555Conservarti io pretendo
 lungamente alla patria; e affinché sia
 in tuo favor l'offerto cambio ammesso,
 tutto in uso porrò.
 REGOLO
                                    Così cominci (Turbandosi)
 Manlio ad essermi amico? E che faresti
560se ancor m'odiassi? In questa guisa il frutto
 del mio rossor tu mi defraudi. A Roma
 io non venni a mostrar le mie catene
 per destarla a pietà; venni a salvarla
 dal rischio d'un'offerta
565che accettar non si dee. Se non puoi darmi
 altri pegni d'amor, torna ad odiarmi.
 MANLIO
 Ma il ricusato cambio
 produrria la tua morte.
 REGOLO
                                             E questo nome
 sì terribil risuona
570nell'orecchie di Manlio! Io non imparo
 oggi che son mortale. Altro il nemico
 non mi torrà che quel che tormi in breve
 dee la natura; e volontario dono
 sarà così quel che saria fra poco
575necessario tributo. Il mondo apprenda
 ch'io vissi sol per la mia patria; e quando
 viver più non potei,
 resi almen la mia morte utile a lei.
 MANLIO
 Oh detti! Oh sensi! Oh fortunato suolo
580che tai figli produci! E chi potrebbe
 non amarti, signor!
 REGOLO
                                      Se amar mi vuoi,
 amami da romano. Eccoti i patti
 della nostra amistà. Facciamo entrambi
 un sacrificio a Roma, io della vita,
585tu dell'amico. È ben ragion che costi
 della patria il vantaggio
 qualche pena anche a te. Va'; ma prometti
 che de' consigli miei tu nel Senato
 ti farai difensore. A questa legge
590sola di Manlio io l'amicizia accetto.
 Che rispondi, signor?
 MANLIO
 
                                          Sì; lo prometto. (Pensa prima di rispondere)
 REGOLO
 Or de' propizi numi
 in Manlio amico io riconosco un dono.
 MANLIO
 Ah perché fra que' ceppi anch'io non sono!
 REGOLO
595Non perdiamo i momenti. Ormai raccolti
 forse saranno i padri. Alla tua fede
 della patria il decoro,
 la mia pace abbandono e l'onor mio.
 MANLIO
 Addio gloria del Tebro.
 REGOLO
                                             Amico addio. (Abbracciandosi)
 MANLIO
 
600   Oh qual fiamma di gloria, d'onore
 scorrer sento per tutte le vene,
 alma grande, parlando con te!
 
    No; non vive sì timido core
 che in udirti con quelle catene
605non cambiasse la sorte d'un re. (Parte)