Attilio Regolo, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IV
 
 ATTILIA e detti
 
 ATTILIA
                                      Amato padre,
 pure una volta...
 REGOLO
                                 E ardisci (Serio e torbido)
 ancor venirmi innanzi? Ah non contai
 te fin ad or fra' miei nemici.
 ATTILIA
                                                      Io, padre!
 Io tua nemica!
 REGOLO
                              E tal non è chi folle (Come sopra)
640s'oppone a' miei consigli?
 ATTILIA
                                                  Ah di giovarti
 dunque il desio d'inimicizia è prova?
 REGOLO
 Che sai tu quel che nuoce o quel che giova? (Con isdegno)
 Delle pubbliche cure
 chi a parte ti chiamò? Della mia sorte
645chi ti fe' protettrice? Onde...
 LICINIO
                                                      Ah signore,
 troppo...
 REGOLO
                   Parla Licinio! Assai tacendo (Come sopra)
 meglio si difendea; pareva almeno
 pentimento il silenzio. Eterni dei!
 Una figlia!... Un roman!
 ATTILIA
                                              Perché son figlia...
 LICINIO
650Perché roman son io, credei che oppormi
 al tuo fato inumano...
 REGOLO
 
    Taci; non è romano (A Licinio)
 chi una viltà consiglia.
 Taci; non è mia figlia (Ad Attilia)
655chi più virtù non ha.
 
    Or sì de' lacci il peso
 per vostra colpa io sento;
 or sì la mia rammento
 perduta libertà. (Parte)