Attilio Regolo, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VI
 
 ATTILIA sola
 
 ATTILIA
695Ah che purtroppo è ver; non han misura
 della cieca fortuna
 i favori e gli sdegni. O de' suoi doni
 è prodiga all'eccesso
 o affligge un cor fin che nol vegga oppresso.
700Or l'infelice oggetto
 son io dell'ire sue. Mi veggo intorno
 di nembi il ciel ripieno;
 e chi sa quanti strali avranno in seno.
 
    Se più fulmini vi sono,
705ecco il petto, avversi dei;
 me ferite, io vi perdono;
 ma salvate il genitor.
 
    Un'immagine di voi
 in quell'alma rispettate;
710un esempio a noi lasciate
 di costanza e di valor. (Parte)