Attilio Regolo, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA IV
 
 REGOLO e AMILCARE
 
 AMILCARE
1010Regolo alfin...
 REGOLO
                            Senza che parli intendo
 già le querele tue. Non ti sgomenti
 il moto popolar; Regolo in Roma
 vivo non resterà.
 AMILCARE
                                  Non so di quali
 moti mi vai parlando. Io querelarmi
1015teco non voglio. A sostenerti io venni
 che solo al Tebro in riva
 non nascono gli eroi,
 che vi sono alme grandi anche fra noi.
 REGOLO
 Sia. Non è questo il tempo
1020d'inutili contese. I tuoi raccogli;
 t'appresta alla partenza.
 AMILCARE
 No. Pria m'odi e rispondi.
 REGOLO
                                                  (Oh sofferenza!)
 AMILCARE
 È gloria l'esser grato?
 REGOLO
 L'esser grato è dover. Ma già sì poco
1025questo dover s'adempie
 ch'oggi è gloria il compirlo.
 AMILCARE
                                                    E se il compirlo
 costasse un gran periglio?
 REGOLO
                                                  Ha il merto allora
 d'un'illustre virtù.
 AMILCARE
                                    Dunque non puoi
 questo merto negarmi. Odi. Mi rende,
1030del proprio onor geloso,
 la mia Barce il tuo figlio e pur l'adora;
 io generoso ancora
 vengo il padre a salvargli e pur m'espongo
 di Cartago al furor.
 REGOLO
                                      Tu vuoi salvarmi!
 AMILCARE
1035Io.
 REGOLO
         Come!
 AMILCARE
                        A te lasciando
 agio a fuggir. Questi custodi ad arte
 allontanar farò. Tu cauto in Roma
 celati sol fintanto
 che senza te con simulato sdegno
1040quindi l'ancore io sciolga.
 REGOLO
 (Barbaro!)
 AMILCARE
                       E ben che dici?
 Ti sorprende l'offerta.
 REGOLO
                                           Assai.
 AMILCARE
                                                         L'avresti
 aspettata da me?
 REGOLO
                                  No.
 AMILCARE
                                            Pur la sorte
 non ho d'esser roman.
 REGOLO
                                           Si vede.
 AMILCARE
                                                            Andate
1045custodi... (Agli africani)
 REGOLO
                     Alcun non parta. (a’ medesimi)
 AMILCARE
 Perché?
 REGOLO
                  Grato io ti sono
 del buon voler; ma verrò teco.
 AMILCARE
                                                         E sprezzi
 la mia pietà?
 REGOLO
                           No; ti compiango. Ignori
 che sia virtù. Mostrar virtù pretendi;
1050e me, la patria tua, te stesso offendi.
 AMILCARE
 Io!
 REGOLO
         Sì. Come disponi
 della mia libertà? Servo son io
 di Cartago o di te?
 AMILCARE
                                     Non è tuo peso
 l'esaminar se il benefizio...
 REGOLO
                                                   È grande
1055il benefizio inver! Rendermi reo,
 profugo, mentitor...
 AMILCARE
                                       Ma qui si tratta
 del viver tuo. Sai che supplizi atroci
 Cartago t'apprestò? Sai quale scempio
 là si farà di te?
 REGOLO
                              Ma tu conosci,
1060Amilcare, i Romani?
 Sai che vivon d'onor? Che questo solo
 è sprone all'opre lor, misura, oggetto?
 Senza cangiar d'aspetto
 qui s'impara a morir; qui si deride,
1065pur che gloria produca, ogni tormento;
 e la sola viltà qui fa spavento.
 AMILCARE
 Magnifiche parole,
 belle ad udir. Ma inopportuno è meco
 quel fastoso linguaggio. Io so che a tutti
1070la vita è cara, e che tu stesso...
 REGOLO
                                                        Ah troppo
 di mia pazienza abusi. I legni appresta;
 raduna i tuoi seguaci;
 compisci il tuo dover, barbaro, e taci.
 AMILCARE
 
    Fa' pur l'intrepido,
1075m'insulta audace;
 chiama pur barbara
 la mia pietà.
 
    Sul Tebro Amilcare
 t'ascolta e tace;
1080ma presto in Africa
 risponderà. (Parte)