Attilio Regolo, Torino, Reale, 1757

 SCENA III
 
 REGOLO e LICINIO
 
 REGOLO
 A respirar comincio; i miei disegni
 il fausto ciel seconda.
 LICINIO
                                         Alfin ritorno (Molto lieto)
 con più contento a rivederti.
 REGOLO
                                                      E donde
 tanta gioia, o Licinio?
 LICINIO
                                          Ho il cor ripieno
610di felici speranze. Infin ad ora
 per te sudai.
 REGOLO
                          Per me!
 LICINIO
                                           Sì. Mi credesti
 forse ingrato così ch'io mi scordassi
 gli obblighi miei nel maggior uopo? Ah tutto
 mi rammento, signor. Tu sol mi fosti
615duce, maestro e padre. I primi passi
 mossi, te condottiero,
 per le strade d'onor; tu mi rendesti...
 REGOLO
 Alfine in mio favor di', che facesti? (Impaziente)
 LICINIO
 Difesi la tua vita
620e la tua libertà.
 REGOLO
                               Come? (Turbato)
 LICINIO
                                               All'ingresso
 del tempio, ove il Senato or si raccoglie,
 attesi i padri; e ad uno ad un gli trassi
 nel desio di salvarti.
 REGOLO
                                        (Oh dei, che sento!)
 E tu...
 LICINIO
               Solo io non fui. Non si defraudi
625la lode al merto. Io feci assai ma fece
 Attilia più di me.
 REGOLO
                                   Chi?
 LICINIO
                                               Attilia. In Roma
 figlia non v'è d'un genitor più amante.
 Come parlò! Che disse!
 Quanti affetti destò! Come compose
630il dolor col decoro! In quanti modi
 rimproveri mischiò, preghiere e lodi!
 REGOLO
 E i padri?
 LICINIO
                      E chi resiste
 agli assalti d'Attilia? Eccola; osserva
 come ride in quel volto
635la novella speranza.