Attilio Regolo, Torino, Reale, 1757

 SCENA VIII
 
 PUBLIO e detto
 
 PUBLIO
                                       Signor... (Che pena
 per un figlio è mai questa!)
 REGOLO
                                                     E taci?
 PUBLIO
                                                                    Oh dei!
 Esser muto vorrei.
 REGOLO
                                     Parla.
 PUBLIO
                                                  Ogni offerta
 il Senato ricusa.
 REGOLO
                                Ah dunque ha vinto
 il fortunato alfin genio romano!
745Grazie agli dei, non ho vissuto invano.
 Amilcare si cerchi. Altro non resta
 che far su queste arene;
 la grand'opra compii, partir conviene.
 PUBLIO
 Padre infelice!
 REGOLO
                              Ed infelice appelli
750chi poté, fin che visse,
 alla patria giovar?
 PUBLIO
                                    La patria adoro,
 piango i tuoi lacci.
 REGOLO
                                    È servitù la vita;
 ciascuno ha i lacci suoi. Chi pianger vuole
 pianger, Publio, dovria
755la sorte di chi nasce e non la mia.
 PUBLIO
 Di quei barbari, o padre,
 l'empio furor ti priverà di vita.
 REGOLO
 E la mia servitù sarà finita.
 Addio. Non mi seguir.
 PUBLIO
                                           Da me ricusi
760gli ultimi ancor pietosi uffizi?
 REGOLO
                                                         Io voglio
 altro da te. Mentre a partir m'affretto,
 a trattener rimanti
 la sconsolata Attilia. Il suo dolore
 funesterebbe il mio trionfo. Assai
765tenera fu per me. Se forse eccede,
 compatiscila, o Publio. Alfin da lei
 una viril costanza
 pretender non si può. Tu la consiglia;
 d'inspirarle proccura
770con l'esempio fortezza;
 la reggi, la consola e seco adempi
 ogni uffizio di padre. A te la figlia,
 te confido a te stesso; e spero... Ah veggo
 che indebolir ti vuoi. Maggior costanza
775in te credei. L'avrò creduto invano?
 Publio, ah no; sei mio figlio e sei romano.
 
    Non tradir la bella speme
 che di te donasti a noi;
 sul cammin de' grandi eroi
780incomincia a comparir.
 
    Fa' ch'io lasci un degno erede
 degli affetti del mio core,
 che di te senza rossore
 io mi possa sovvenir. (Parte)