Attilio Regolo, Torino, Reale, 1757

 SCENA XI
 
 ATTILIA e BARCE
 
 ATTILIA
 Barce!
 BARCE
                Attilia!
 ATTILIA
                                Che dici?
 BARCE
865Che possiamo sperar?
 ATTILIA
                                           Non so. Tumulti
 certo a destar corre Licinio; e questi
 esser ponno funesti
 alla patria ed a lui, senza che il padre
 perciò si salvi.
 BARCE
                             Amilcare sorpreso
870dal grand'atto di Publio, e punto insieme
 da' rimproveri suoi, men generoso
 esser non vuol di lui. Chi sa che tenta
 e a qual rischio s'espone?
 ATTILIA
                                                 Il mio Licinio
 deh secondate, o dei!
 BARCE
                                         Lo sposo mio,
875numi, assistete!
 ATTILIA
                                Io non ho fibra in seno
 che non mi tremi.
 BARCE
                                    Attilia,
 non dobbiamo avvilirci. Alfin più chiaro
 è adesso il ciel di quel che fu; si vede
 pur di speranza un raggio.
 ATTILIA
880Ah Barce, è ver; ma non mi dà coraggio.
 
    Non è la mia speranza
 luce di ciel sereno;
 di torbido baleno
 è languido splendor.
 
885   Splendor che in lontananza
 nel comparir si cela,
 che il rischio, oh dio! mi svela
 ma non lo fa minor. (Parte)