Attilio Regolo, Parigi, Hérissant, 1781

 SCENA PRIMA
 
  Atrio nel palazzo suburbano del console Manlio. Spaziosa scala che introduce a’ suoi appartamenti.
 
 ATTILIA, LICINIO dalla scala, littori e popolo
 
 LICINIO
 Sei tu, mia bella Attilia? Oh dei! Confusa
 fra la plebe e i littori
 di Regolo la figlia
 qui trovar non credei.
 ATTILIA
                                           Su queste soglie
5ch'esca il console attendo. Io voglio almeno
 farlo arrossir. Più di riguardi ormai
 non è tempo, o Licinio. In lacci avvolto
 geme in Africa il padre; un lustro è scorso;
 nessun s'affanna a liberarlo; io sola
10piango in Roma e rammento i casi sui.
 Se taccio anch'io, chi parlerà per lui?
 LICINIO
 Non dir così; saresti ingiusta. E dove,
 dov'è chi non sospiri
 di Regolo il ritorno e che non creda
15un acquisto leggier l'Africa doma,
 se ha da costar tal cittadino a Roma?
 Di me non parlo; è padre tuo; t'adoro;
 lui duce appresi a trattar l'armi; e quanto
 degno d'un cor romano
20in me traluce ei m'inspirò.
 ATTILIA
                                                   Finora
 però non veggo...
 LICINIO
                                  E che potei privato
 finor per lui? D'ambiziosa cura
 ardor non fu che a procurar m'indusse
 la tribunizia potestà; cercai
25d'avvalorar con questa
 le istanze mie. Del popol tutto a nome
 tribuno or chiederò...
 ATTILIA
                                          Serbisi questo
 violento rimedio al caso estremo.
 Non risvegliam tumulti
30fral popolo e il Senato. È troppo, il sai,
 della suprema autorità geloso
 ciascun di loro. Or questo, or quel n'abusa;
 e quel che chiede l'un l'altro ricusa.
 V'è più placida via. So che a momenti
35da Cartagine in Roma
 un orator s'attende; ad ascoltarlo
 già s'adunano i padri
 di Bellona nel tempio; ivi proporre
 di Regolo il riscatto
40il console potria.
 LICINIO
                                 Manlio! Ah rammenta
 che del tuo genitore emulo antico
 fu da' prim'anni. In lui fidarsi è vano;
 è Manlio un suo rival.
 ATTILIA
                                          Manlio è un romano;
 né armar vorrà la nimistà privata
45col pubblico poter. Lascia ch'io parli;
 udiam che dir saprà.
 LICINIO
                                         Parlagli almeno,
 parlagli altrove; e non soffrir che mista
 qui fral volgo ti trovi.
 ATTILIA
                                         Anzi vogl'io
 che appunto in questo stato
50mi vegga, si confonda,
 che in pubblico m'ascolti e mi risponda.
 LICINIO
 Ei vien.
 ATTILIA
                  Parti.
 LICINIO
                               Ah né pure
 d'uno sguardo mi degni!
 ATTILIA
                                                In quest'istante
 io son figlia, o Licinio, e non amante.
 LICINIO
 
55   Tu sei figlia e lodo anch'io
 il pensier del genitore;
 ma ricordati, ben mio,
 qualche volta ancor di me.
 
    Non offendi, o mia speranza,
60la virtù del tuo bel core,
 rammentando la costanza
 di chi vive sol per te. (Parte)