Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA IV
 
 ARASSE e detti
 
 EMIRA
 Arasse! O cieli!
 COSROE
                               Ah che turbato ha il ciglio!
 EMIRA
1295Vive il prence?
 ARASSE
                               Non vive.
 EMIRA
                                                   Oh Siroe!
 COSROE
                                                                       Oh figlio!
 ARASSE
 Ei cadde al primo colpo e l'alma grande
 sul moribondo labro
 soltanto s'arrestò finché mi disse:
 «Difendi il padre» e poi fuggì dal seno.
 COSROE
1300Deh soccorrimi Idaspe, io vengo meno.
 EMIRA
 Tu barbaro, tu piangi! E chi l'uccise?
 Scelerato chi fu? Di chi ti lagni?
 Va' tiranno e dal petto
 mentre palpita ancor svelli quel core.
1305Sazia il furore interno,
 torna di sangue immondo,
 mostro di crudeltà, furia d'Averno,
 vergogna della Persia, odio del mondo.
 COSROE
 Così mi parla Idaspe! È stolto o finge!
 EMIRA
1310Finsi finor ma solo
 per trafiggerti il cor.
 COSROE
                                        Che mai ti feci?
 EMIRA
 Empio, che mi facesti!
 Lo sposo m'uccidesti,
 per te padre non ho, non ho più trono,
1315io son la tua nemica, Emira io sono.
 COSROE
 Che sento!
 ARASSE
                       O meraviglia!
 COSROE
                                                   Adesso intendo
 chi mi sedusse il figlio.
 EMIRA
                                             È ver, ma invano
 di sedurlo tentai. Per mia vendetta
 e per tormento tuo perfido il dico.
1320Sappi ch'ei ti difese
 dall'odio mio, ch'ei ti recò quel foglio,
 che innocente morì, ch'ogni sospetto,
 ch'ogni accusa è fallace,
 va', pensaci e se puoi riposa in pace.
 COSROE
1325Serba Arasse al mio sdegno
 ma fra ceppi costei.
 ARASSE
                                       Pronto ubbidisco.
 Olà deponi.
 EMIRA
                         Io stessa
 disarmo il fianco mio, prendi. T'inganni (Dà la spada ad Arasse, quale presala entra e poi esce con guardie)
 se credi spaventarmi. (A Cosroe)
 COSROE
                                           Ah parti ingrata.
1330D'un'alma disperata
 l'odiosa compagnia troppo m'affligge.
 EMIRA
 Perché tu resti afflitto,
 basta la compagnia del tuo delitto.
 
    Facciano il tuo spavento
1335rimorso e pentimento.
 L'orrore ed il timore
 misero ognor ti renda
 e tornino a vicenda
 a tormentarti.
 
1340   Ti porti la tua sorte
 sino a bramar la morte;
 e per vendetta mia
 un ferro non vi sia
 ch'abbia a svenarti. (Parte con guardie)