Il re pastore, Vienna, van Ghelen, 1751

 SCENA V
 
 ALESSANDRO, AGENORE
 
 AGENORE
 (Or per la mia Tamiri
 è tempo di parlar).
 ALESSANDRO
                                      La gloria mia
 me fra lunghi riposi
485o Agenore non soffre; oggi a Sidone
 il suo re donerò; col nuovo giorno
 partir vogl'io. Ma, tel confesso, a pieno
 sodisfatto non parto. Il vostro giogo
 io fransi, è vero; io ritornai lo scettro
490nella stirpe real; nel saggio Aminta
 un buon re lascio al regno, un vero amico
 in Agenore al re; sarebbe forse
 onorata memoria il nome mio
 lungamente fra voi; Tamiri, o dei,
495sol Tamiri l'oscura. Ov'ella giunga
 fuggitiva, raminga,
 di me che si dirà? Che un empio io sono,
 un barbaro, un crudel.
 AGENORE
                                            Degna è di scusa
 se figlia d'un tiranno ella temea...
 ALESSANDRO
500Questo è il suo fallo; e che temer dovea?
 Se Alessandro punisce
 le colpe altrui, le altrui virtudi onora.
 AGENORE
 L'Asia non vide altri Alessandri ancora.
 ALESSANDRO
 Quanta gloria m'usurpa! Io lascerei
505tutti felici; ah per lei sola or questa
 riman del mio valore orma funesta.
 AGENORE
 (Coraggio!).
 ALESSANDRO
                          Avrei potuto
 altrui mostrar, se non fuggia Tamiri,
 ch'io distinguer dal reo so l'innocente.
 AGENORE
510Non lagnarti; il potrai.
 ALESSANDRO
                                            Come?
 AGENORE
                                                            È presente.
 ALESSANDRO
 Chi?
 AGENORE
             Tamiri.
 ALESSANDRO
                              E mel taci?
 AGENORE
                                                     Il seppi a pena
 che a te venni; e or volea...
 ALESSANDRO
                                                   Corri, t'affretta,
 guidala a me.
 AGENORE
                            Vado e ritorno. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                                          Aspetta; (Pensa)
 (ah sì. Mai più bel nodo (Risoluto da sé)
515non strinse amore). Or sì contento a pieno
 partir potrò. Vola a Tamiri e dille
 che oggi al nuovo sovrano
 io darò la corona, ella la mano.
 AGENORE
 La man!
 ALESSANDRO
                   Sì amico. Ah con un sol diadema
520di due bell'alme io la virtù corono.
 Ei salirà sul trono,
 senza ch'ella ne scenda; a voi la pace,
 la gloria al nome mio
 rendo così; tutto assicuro.
 AGENORE
                                                 (Oh dio!)
 ALESSANDRO
525Tu impallidisci! E taci!
 Disapprovi il consiglio? È pur Tamiri...
 AGENORE
 Degnissima del trono.
 ALESSANDRO
                                           È un tal pensiero...
 AGENORE
 Degnissimo di te.
 ALESSANDRO
                                   Di quale affetto
 quel tacer dunque è segno e quel pallore?
 AGENORE
530Di piacer, di rispetto e di stupore.
 ALESSANDRO
 
    Se vincendo vi rendo felici,
 se partendo non lascio nemici,
 che bel giorno fia questo per me!
 
    De' sudori ch'io spargo pugnando
535non dimando più bella mercé. (Parte)