Siroe re di Persia, Roma, Leone, 1727

 SCENA VI
 
 ARASSE, poi EMIRA con guardie e senza spada
 
 ARASSE
 Ritorni il prigioniero. I miei disegni
 secondino le stelle. Olà partite. (Le guardie conducono fuori Emira e al comando d’Arasse partono)
 EMIRA
 Che vuoi d'un empio re più reo ministro.
 Forse svenarmi?
 ARASSE
                                  No. Vivi e ti serba
1365illustre principessa al tuo gran sposo.
 Siroe respira ancor.
 EMIRA
                                       Come!
 ARASSE
                                                      La cura
 d'ucciderlo accettai ma per salvarlo.
 EMIRA
 Perché tacerlo al padre
 pentito dell'error?
 ARASSE
                                    Parve pietoso,
1370perché più nol temea; se vivo il crede,
 la sua pietà di nuovo
 diverrebbe timor. Cede alla tema
 di forza la pietade.
 Quella dal nostro e questa
1375solo dall'altrui danno in noi si desta.
 EMIRA
 Siroe dov'è?
 ARASSE
                          Fra i lacci
 attende la sua morte.
 EMIRA
 E nol salvasti ancor?
 ARASSE
                                        Prima degg'io
 i miei fidi raccorre
1380per scorgerlo sicuro ove lo chiede
 il popolo commosso. Or che dal padre
 si crede estinto, avremo
 agio bastante a maturar l'impresa.
 EMIRA
 Andiamo. Ah vien Medarse.
 ARASSE
1385Non sbigottirti, io partirò, tu resta
 i disegni a scoprir del prence infido;
 fidati, non temer.
 EMIRA
                                   Di te mi fido. (Parte)