Il re pastore, Vienna, Albrizzi, 1751

 SCENA VII
 
 AGENORE seguito da guardie reali e nobili di Sidone, che portano sopra bacili d’oro le regie insegne, e detti
 
 AGENORE
 Dal più fedel vassallo
 il primo omaggio eccelso re ricevi.
 ELISA
 Che dice?
 AMINTA
                      A chi favelli?
 AGENORE
 A te signor.
 AMINTA
                        Lasciami in pace; e prendi
230alcun altro a schernir. Libero io nacqui
 se re non sono. E se non merto omaggi,
 ho un core almen che non sopporta oltraggi.
 AGENORE
 Quel generoso sdegno
 te scopre e me difende. Odimi; e soffri
235che ti sveli a te stesso il zelo mio.
 ELISA
 Come! Aminta ei non è?
 AGENORE
                                               No.
 AMINTA
                                                         E chi son io?
 AGENORE
 Tu Abdolonimo sei, l'unico erede
 del soglio di Sidone.
 AMINTA
                                        Io!
 AGENORE
                                                Sì. Scacciato
 dal reo Stratone il padre tuo, bambino
240al mio ti consegnò. Questi morendo
 alla mia fé commise
 te, il segreto e le prove.
 ELISA
                                             E il vecchio Alceo?
 AGENORE
 L'educò sconosciuto.
 AMINTA
                                        E tu finora...
 AGENORE
 Ed io finor tacendo, alla paterna
245legge ubbidii. M'era il parlar vietato
 finché qualche cammin t'aprisse al trono
 l'assistenza de' numi. Io la cercai
 nel gran cor d'Alessandro e la trovai.
 ELISA
 O giubilo! O contento!
250Il mio bene è il mio re!
 AMINTA
                                             Dunque Alessandro... (Ad Agenore)
 AGENORE
 T'attende e di sua mano
 vuol coronarti il crin. Le regie spoglie
 quelle son ch'ei t'invia. Questi che vedi
 son tuoi servi e custodi. Ah vieni ormai;
255ah questo giorno ho sospirato assai. (Parte)