Il re pastore, Torino, Reale, 1757

 SCENA IV
 
 ALESSANDRO e detti
 
 ALESSANDRO
 Agenore. (Ad Agenore che parte)
 AGENORE
                     Signor.
 ALESSANDRO
                                     Fermati. Io deggio
 poi teco favellar. Per qual cagione (Agenore si ferma)
 resta il re di Sidone (Ad Aminta)
 ravvolto ancor fra quelle lane istesse?
 AMINTA
410Perché ancor non impresse
 su quella man, che lo solleva al regno,
 del suo grato rispetto un bacio in pegno.
 Soffri che prima al piede
 del mio benefattor... (Vuole inginocchiarsi)
 ALESSANDRO
                                         No; dell'amico
415vieni alle braccia; e di rispetto invece
 rendigli amore. Esecutor son io
 dei decreti del ciel. Tu del contento,
 che in eseguirgli io provo,
 sol mi sei debitor. Per mia mercede
420chiedo la gloria tua.
 AMINTA
                                       Qual gloria, oh dei,
 io saprò meritar, se fino ad ora
 una greggia a guidar solo imparai?
 ALESSANDRO
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 Ama la nuova greggia
425come l'antica; e dell'antica al pari
 te la nuova amerà. Tua dolce cura
 il ricercar per quella
 ombre liete, erbe verdi, acque sincere
 non fu sinor? Tua dolce cura or sia
430e gli agi ed i riposi
 di quest'altra cercar. Vegliar le notti,
 il dì sudar per la diletta greggia,
 alle fiere rapaci
 esporti generoso in sua difesa
435forse è nuovo per te? Forse non sai
 le contumaci agnelle
 più allettar con la voce
 che atterrir con la verga? Ah porta in trono,
 porta il bel cor d'Aminta; e amici i numi,
440come avesti fra' boschi, in trono avrai.
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Sì. Ma in un mar mi veggo
 ignoto e procelloso. Or se tu parti,
 chi sarà l'astro mio? Da chi consigli
445prender dovrò?
 ALESSANDRO
                                Già questo dubbio solo
 mi promette un gran re. Del mar che varchi
 tu prevedi, e mi piace,
 già lo scoglio peggior. Darne consiglio
 spesso non sa chi vuole,
450spesso non vuol chi sa. Di fé, di zelo,
 di valor, di virtù sugli occhi nostri
 fa pompa ognun; ma sempre uguale al volto
 ognun l'alma non ha. Sceglier fra tanti
 chi sappia e voglia è gran dottrina; e forse
455è la sola d'un re. Per mano altrui
 ben di Marte e d'Astrea l'opre più belle
 può un re compir; ma il penetrar gli oscuri
 nascondigli di un cor, distinguer chiara
 la verità tra le menzogne oppressa
460è la grande al re solo opra commessa.
 AMINTA
 Ma donde un sì gran lume
 può sperare un pastor?
 ALESSANDRO
                                             Dal ciel che illustra
 quei che sceglie a regnar. Nebbie d'affetti
 se dal tuo cor tu sollevar non lasci
465a turbarti il seren, tutto vedrai.
 Sarai buon re, se buon pastor sarai.
 AMINTA
 Tanto ardir da quei detti...
 ALESSANDRO
                                                   Or va', deponi
 quelle rustiche vesti; altre ne prendi
 e torna a me. Già di mostrarti è tempo
470a' tuoi fidi vassalli.
 AMINTA
                                     Ah fate, o numi,
 fate che Aminta in trono
 sé stesso onori, il donatore e il dono!
 
    Ah per voi la pianta umile
 prenda, o dei, miglior sembianza
475e risponda alla speranza
 d'un sì degno agricoltor!
 
    Trasportata in colle aprico
 mai non scordi il bosco antico
 né la man che la feconda
480d'ogni fronda e d'ogni fior. (Parte)