Il re pastore, Torino, Reale, 1757

 SCENA PRIMA
 
  Parte interna di grande e deliziosa grotta, formata capricciosamente nel vivo sasso dalla natura, distinta e rivestita in gran parte dal vivace verde delle varie piante, o dall’alto pendenti o serpeggianti all’intorno, e rallegrata da una vena di limpida acqua che scendendo obbliquamente fra’ sassi or si nasconde, or si mostra e finalmente si perde. Gli spaziosi trafori, che rendono il sito luminoso, scuoprono l’aspetto di diverse amene ed ineguali colline in lontano e in distanza minore di qualche tenda militare, onde si comprenda essere il luogo nelle vicinanze del campo greco.
 
 AMINTA solo
 
 AMINTA
 Ahimè! Declina il sol. Già il tempo è scorso
 che a' miei dubbi penosi
 Agenore concesse. Ad ogni fronda
610che fan l'aure tremar, parmi ch'ei torni,
 e a decider mi stringa. Io, da che nacqui,
 mai non mi vidi in tanta angustia. Elisa (Siede)
 il suo vuol ch'io rammenti
 tenero, lungo e generoso amore.
615Con mille idee d'onore
 Agenore m'opprime. Io nel periglio
 di parer vile o di mostrarmi infido
 tremo, ondeggio, m'affanno e non decido.
 E questo è il regno? E così ben si vive
620fra la porpora e l'or? Misere spoglie!
 Siete premio o castigo? In questo giorno
 non ho più ben, da che mi siete intorno.
 Finché in povere lane... Oh me infelice!
 Agenore già vien. Che dirgli? Oh dio! (Si leva)
625Secondarlo non posso;
 resistergli non so. Troppo ha costui
 dominio sul mio cor. Mi sgrida e l'amo;
 m'affligge e lo rispetto. Ah non si venga (Pensa e poi risoluto)
 seco a contesa.