Il re pastore, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA V
 
 ALESSANDRO ed AGENORE
 
 AGENORE
 (Or per la mia Tamiri
 è tempo di parlar).
 ALESSANDRO
                                      La gloria mia
 me fra lunghi riposi,
 o Agenore, non soffre. Oggi a Sidone
485il suo re donerò; col nuovo giorno
 partir vogl'io. Ma, tel confesso, a pieno
 soddisfatto non parto. Il vostro giogo
 io fransi, è vero; io ritornai lo scettro
 nella stirpe real; nel saggio Aminta
490un buon re lascio al regno, un vero amico
 in Agenore al re. Sarebbe forse
 onorata memoria il nome mio
 lungamente fra voi; Tamiri, oh dei,
 sol Tamiri l'oscura. Ov'ella giunga
495fuggitiva, raminga,
 di me che si dirà? Che un empio io sono,
 un barbaro, un crudel.
 AGENORE
                                            Degna è di scusa
 se, figlia d'un tiranno, ella temea...
 ALESSANDRO
 Questo è il suo fallo; e che temer dovea?
500Se Alessandro punisce
 le colpe altrui, le altrui virtudi onora.
 AGENORE
 L'Asia non vide altri Alessandri ancora.
 ALESSANDRO
 Quanta gloria m'usurpa! Io lascerei
 tutti felici. Ah per lei sola or questa
505riman del mio valore orma funesta!
 AGENORE
 (Coraggio).
 ALESSANDRO
                        Avrei potuto
 altrui mostrar, se non fuggia Tamiri,
 ch'io distinguer dal reo so l'innocente.
 AGENORE
 Non lagnarti; il potrai.
 ALESSANDRO
                                            Come?
 AGENORE
                                                            È presente.
 ALESSANDRO
510Chi?
 AGENORE
             Tamiri.
 ALESSANDRO
                              E mel taci?
 AGENORE
                                                     Il seppi appena
 che a te venni; e or volea...
 ALESSANDRO
                                                   Corri, t'affretta;
 guidala a me.
 AGENORE
                            Vado e ritorno. (In atto di partire)
 ALESSANDRO
                                                          Aspetta. (Pensa)
 (Ah sì; mai più bel nodo (Risoluto da sé)
 non strinse amore). Or sì contento a pieno
515partir potrò. Vola a Tamiri e dille
 ch'oggi al nuovo sovrano
 io darò la corona, ella la mano.
 AGENORE
 La man!
 ALESSANDRO
                   Sì, amico. Ah con un sol diadema
 di due bell'alme io la virtù corono!
520Ei salirà sul trono,
 senza ch'ella ne scenda; e a voi la pace,
 la gloria al nome mio
 rendo così; tutto assicuro.
 AGENORE
                                                 (Oh dio!)
 ALESSANDRO
 Tu impallidisci e taci!
525Disapprovi il consiglio? È pur Tamiri...
 AGENORE
 Degnissima del trono.
 ALESSANDRO
                                           È un tal pensiero...
 AGENORE
 Degnissimo di te.
 ALESSANDRO
                                   Di quale affetto
 quel tacer dunque è segno e quel pallore?
 AGENORE
 Di piacer, di rispetto e di stupore.
 ALESSANDRO
 
530   Se vincendo vi rendo felici,
 se partendo non lascio nemici,
 che bel giorno fia questo per me!
 
    De' sudori, ch'io spargo pugnando,
 non dimando più bella mercé. (Parte)