Il Siroe, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA V
 
 LAODICE e detti
 
 EMIRA
                                        Alfin giungesti
 a consolar, Laodice, un fido amante.
 O quante volte, o quante
200ei sospirò per te.
 LAODICE
                                  L'afferma Idaspe,
 il crederò.
 EMIRA
                      Ti dirà Siroe il resto.
 SIROE
 (Che nuovo stil di tormentarmi è questo!)
 LAODICE
 E potrei lusingarmi
 che s'abbassi ad amarmi, (A Siroe)
205prence illustre, il tuo cor?
 EMIRA
                                                 Per te sicuro
 è l'amor suo.
 SIROE
                           Per lei? (Piano ad Emira)
 EMIRA
                                            Taci spergiuro. (Piano a Siroe)
 LAODICE
 E rende amor sì poco
 il suo labbro loquace?
 EMIRA
 Sai che un fido amatore avvampa e tace.
 LAODICE
210Ma il silenzio del labbro
 tradiscon le pupille ed ei né meno
 gira un guardo al mio volto; anzi confuso
 stupidi fissa in terra i lumi suoi.
 Direi che disapprova i detti tuoi.
 EMIRA
215Eh Laodice, t'inganni.
 Siroe tu non conosci, io lo conosco.
 D'Idaspe egli ha rossore.
 SIROE
 Non è vero, idol mio. (Piano ad Emira)
 EMIRA
                                          Sì traditore. (Piano a Siroe)
 LAODICE
 Siroe rossor! Sinora
220taccia non ha ma se v'è taccia in lui
 sai ch'è l'ardir, non la modestia.
 EMIRA
                                                            Amore
 cangia affatto i costumi.
 Rende il timido audace,
 fa l'audace modesto.
 SIROE
225(Che nuovo stil di tormentarmi è questo!)
 EMIRA
 Meglio è lasciarvi in pace, a' fidi amanti
 ogni altra compagnia troppo è molesta.
 LAODICE
 Idaspe, e pur mi resta
 un gran timor ch'ei non m'inganni.
 EMIRA
                                                                  Affatto
230condannar non ardisco il tuo sospetto.
 Mai nel fidarsi altrui
 non si teme abbastanza, il so per prova,
 rara in amor la fedeltà si trova.
 
    D'ogni amator la fede
235è sempre mal sicura.
 Piange, promette e giura,
 chiede, poi cangia amore,
 facile a dir che muore,
 facile ad ingannar.
 
240   E pur non ha rossore
 chi un dolce affetto obblia,
 come il tradir non sia
 gran colpa nell'amar. (Parte)