L’eroe cinese, Vienna, van Ghelen, 1752

 SCENA VII
 
 LEANGO, SIVENO con mandarini
 
 LEANGO
                                     Onde sì lieto! E dove
 t'affretti o figlio?
 SIVENO
                                  a' piedi tuoi. (S’inginocchia e seco alcuni de’ suoi seguaci)
 LEANGO
                                                            Che fai?
 Sorgi. E voi che chiedete? (Agli altri)
 SIVENO
                                                   Il nostro o padre
 monarca in te.
 LEANGO
                              Figlio, ah che dici!
 SIVENO
                                                                  Alfine...
 LEANGO
 Sorgete; o non v'ascolto. (Si levano)
 SIVENO
                                               Alfin corona
235i tuoi meriti il ciel. Di tanti regni
 conservati da te, per te felici,
 pieni de' tuoi trofei
 se fosti padre, imperadore or sei.
 LEANGO
 Come!
 SIVENO
                I duci, il Senato,
240i ministri del ciel, gli ordini tutti
 chiedon signor l'assenso tuo. L'esige
 il pubblico desio; del vuoto soglio
 lo dimanda il periglio;
 ed a nome d'ognun l'implora un figlio.
 LEANGO
245(Tu vorresti o fortuna
 di mia fé trionfar; no; la mia fede
 al tuo non cede insidioso dono;
 e a farla vacillar non basta un trono).
 SIVENO
 Tu pensi o padre!
 LEANGO
                                   E ne stupisci? Ah sai
250di che peso è un diadema, e quanto sia
 difficile dover dare a' soggetti
 leggi ed esempi? Inspirar loro insieme
 e rispetto ed amore? A un tempo istesso
 esser giudice e padre,
255cittadino e guerrier? Sai d'un regnante
 quanti nemici ha la virtù? Sai come
 all'ozio, agli agi, alla ferocia alletta
 la somma potestà? Come seduce
 la lusinga e la frode
260che ogni fallo d'un re trasforma in lode?
 SIVENO
 Il so. Tu mi spiegasti
 di questo mare immenso
 tutti i perigli.
 LEANGO
                            Ed hai stupor s'io penso?
 SIVENO
 Quando esperto è il nocchiero...
 LEANGO
                                                            Andate amici. (a’ mandarini)
265Si raccolga il Senato; ivi i miei grati
 sensi udirete. E tu frattanto al tempio
 sieguimi o figlio. Ivi il gran nume adora
 e fausto il cielo a' miei disegni implora. (Misterioso)
 
    Nel cammin di nostra vita
270senza i rai del ciel cortese
 si smarrisce ogn'alma ardita,
 trema il cor, vacilla il piè.
 
    A compir le belle imprese
 l'arte giova, il senno ha parte;
275ma vaneggia il senno e l'arte
 quando amico il ciel non è. (Parte)