L’eroe cinese, Vienna, van Ghelen, 1752

 SCENA V
 
 ULANIA e MINTEO
 
 MINTEO
 Mi lusingai che mi rendesse un trono
 degno di te; ma...
 ULANIA
                                   Senza il trono è degno
 ch'io l'adori Minteo. Non ha bisogno
 dei doni della sorte
805chi tanto ha in sé. Con quel del mondo intero
 io del tuo cor non cangerei l'impero.
 MINTEO
 Chi provò fra' mortali
 maggior felicità. Mio ben, mio nume,
 amor mio, mia speranza...
 ULANIA
                                                  Andiamo al tempio;
810Leango attenderà.
 MINTEO
                                    Sì; mi precedi;
 con Siveno a momenti
 io ti raggiungerò. (In atto di partire)
 ULANIA
                                    Ferma; Siveno
 or non è nella reggia. Il ciel sa quando
 ritornerà! Donde la bagna il fiume
815ne uscì poc'anzi armato
 per opporsi a' ribelli.
 MINTEO
                                         Ah sconsigliato!
 Io con tanto sudor del volgo insano
 gl'impeti affreno; a presentarmi io stesso
 vengo pegno di pace; ei va di nuovo
820ad irritarlo, ad arrischiarsi! Ah soffri
 che a soccorrerlo io vada.
 ULANIA
                                                E per Siveno
 così lasciar mi dei?
 MINTEO
 Egli è in rischio mia vita e tu nol sei.
 ULANIA
 Ah Minteo non è questa
825prova di poco amore?
 MINTEO
                                          Anz'è gran prova
 dell'amor mio costante;
 un freddo amico è mal sicuro amante.
 
    Avran le serpi o cara
 con le colombe il nido,
830quando un amico infido
 fido amator sarà.
 
    Nell'anime innocenti
 varie non son fra loro
 le limpide sorgenti
835d'amore e d'amistà. (Parte)