L’eroe cinese, Vienna, van Ghelen, 1752

 SCENA ULTIMA
 
 SIVENO, MINTEO, seguito di cinesi, due de’ quali portano sopra bacili le fanciullesche vesti reali, e detti
 
 LEANGO
                                                   Ah vieni
 dell'età mia cadente
895delizia, onor, sostegno;
 vieni mio re.
 SIVENO
                           Sono il tuo figlio. Il trono
 signor non dessi a me. L'usurperei
 al mio liberatore. Il vero erede
 ecco in Minteo; son troppo
900grandi le prove sue; dubbio non resta.
 LEANGO
 Leggi; e di' se v'è prova eguale a questa. (Gli dà un foglio)
 SIVENO
 Chi vergò questo foglio?
 LEANGO
 Livanio il tuo gran padre.
 MINTEO
                                                 (Or chi son io?)
 SIVENO
 «Popoli il figlio mio (Legge)
905vive in Siveno. Io dell'eroica fede
 che l'ha salvato, il testimonio io fui.
 È Leango l'eroe; credete a lui.
 Livanio».
 LEANGO
                     E ben?
 SIVENO
                                     Son fuor di me! Ma dimmi,
 appressatevi a noi, dimmi; ravvisi (S’avanzano i cinesi che portano i bacili)
910queste tinte di sangue
 regie spoglie infantili?
 LEANGO
                                            Oimè! Che miro! (Inorridisce)
 Donde in tua man?
 SIVENO
                                      Tutto saprai; non era
 Svenvango in queste avvolto allor che il ferro
 de' ribelli il trafisse?
 LEANGO
                                         Oh dio! Non v'era. (Con impeto di passione)
 SIVENO
915Come?
 LEANGO
                 V'era il mio figlio.
 SIVENO
                                                    Il tuo! Chi mai,
 chi vel ravvolse?
 LEANGO
                                 Io stesso; ed io lo vidi
 in tua vece spirar. Questo è l'inganno
 che ha serbato all'impero il vero erede.
 SIVENO
 Oh virtù senza esempio!
 LISINGA
                                               Oh eroica fede!
 SIVENO
920E ti costa...
 LEANGO
                       Ah non più. Perché con queste
 rimembranze funeste un dì sì lieto
 avvelenar! Di quelle spoglie a vista,
 a vista di quel sangue ah non resiste
 d'un padre il cor. Di riveder mi sembra
925fra gli empi il figlio mio. Parmi che ancora,
 quasi chiedendo aita,
 invece di parlar, la pargoletta
 trafitta man mi stenda; i colpi atroci
 nella tenera gola
930rivedo oh dio cader; tutte ho sul ciglio...
 MINTEO
 Padre mio, caro padre ecco il tuo figlio. (Gli bacia la mano con impeto di gioia e di tenerezza)
 LEANGO
 Che? (Sorpreso)
 MINTEO
              Tuo figlio son io. L'antico Alsingo
 mi salvò moribondo; e in quelle spoglie
 credé salvato il re. Parlano queste
935cicatrici abbastanza. Osserva. Il caro
 mio genitor tu sei. (Mostra le cicatrici della mano e della gola)
 LEANGO
 Sostenetemi... Io manco... (Le guarda, s’appoggia ma non isviene)
 ULANIA
                                                   Oh stelle!
 LISINGA
                                                                       Oh dei!
 SIVENO
 Ah tu m'involi amico (A Minteo)
 il caro padre mio.
 MINTEO
                                   Ma rendo al trono
940un monarca sì degno. (Accenando Siveno)
 SIVENO
 Lascia ah lasciami il padre e prendi il regno. (Stringendosi al petto la mano di Leango)
 LEANGO
 Figli miei, cari figli (Abbracciando or l’uno, or l’altro)
 tacete per pietà. Non ho vigore
 per sì teneri assalti. Astri clementi
945disponete or di me. Rinvenni il figlio;
 difesi il mio sovrano;
 posso or morir; non ho vissuto invano.
 CORO
 
    Sarà nota al mondo intero,
 sarà chiara in ogni età
 
950   dell'eroe di questo impero
 l'inudita fedeltà.
 
 FINE DEL DRAMMA