L’eroe cinese, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA PRIMA
 
  Appartamenti nel palazzo imperiale destinati alle tartare prigioniere, distinti di strane pitture, di vasi trasparenti, di ricchi panni, di vivaci tappeti e di tutto ciò che serve al lusso ed alla delizia cinese. Tavolino e sedia da un lato.
 
 LISINGA e ULANIA. Nobili tartari, de’ quali uno inginocchiato innanzi a Lisinga in atto di presentarle una lettera
 
 LISINGA
 Del real genitore (Prende la lettera)
 i caratteri adoro,
 i cenni eseguirò. Quando dobbiate
 a lui tornar farò sapervi. Andate. (Partono i tartari doppo gli atti di rispetto di lor nazione. Lisinga depone la lettera sul tavolino)
5Oh dio!
 ULANIA
                  Leggi, o germana,
 del padre i sensi.
 LISINGA
                                  Ah cara Ulania! Ah troppo
 senza legger gl'intendo. Ecco l'istante
 che ognor temei. Partir dovrem. Quel foglio
 senza dubbio ne reca
10il comando crudele. Or di' se a torto
 le novelle di pace
 mi facevan tremar.
 ULANIA
                                      Termina alfine
 la nostra schiavitù; la patria, il padre
 alfin si rivedranno. Amata erede
15tu del tartaro soglio, alle speranze
 di tanti regni alfin ti rendi; alfine
 torni agli onori, alle grandezze in seno.
 LISINGA
 Sì, tutto è ver, ma lascerò Siveno.
 ULANIA
 Ma la real tua mano
20sai che non è per lui; sai che nemico,
 sai che suddito ei nacque.
 LISINGA
                                                  Io so che l'amo;
 so che n'è degno assai, che il primo è stato,
 ch'è l'unico amor mio,
 che l'ultimo sarà, che se da lui
25barbaro mi divide
 senza saperlo il genitor m'uccide. (Siede)
 ULANIA
 Odi, o Lisinga, e impara
 da me fortezza. Io per Minteo sospiro
 e Minteo non lo sa. Forse per sempre
30or da lui mi scompagno;
 me ne sento morir ma non mi lagno.
 LISINGA
 Felice te che puoi
 amar così. Del mio Siveno anch'io
 se potessi scordarmi... Ah non sia vero.
35Da sì misero stato
 mi preservin gli dei. Mi fa più orrore
 il viver senza amarlo
 che l'amarlo e morir.
 ULANIA
                                         Pria d'affannarti
 leggi quel foglio almen. Chi sa?
 LISINGA
                                                           Tu vuoi
40ch'io perda anche il conforto
 di poter dubitare. (Prende la lettera e vuole aprirla)