L’eroe cinese, Torino, Reale, 1757

 SCENA VII
 
  Parte interna ed illuminata della maggiore imperial pagode. Così la struttura come gli ornamenti del magnifico edificio esprimono il genio ed il culto della nazione.
 
 Bonzi, mandarini d’armi e di lettere, grandi e custodi. All’aprirsi della scena si trova LEANGO in atto di ascoltare con isdegno alcune delle guardie. Poi viene LISINGA
 
 LEANGO
 E voi, stupidi, e voi del suo periglio
845venite adesso ad avvertirmi? Andiamo,
 seguitemi, codardi, (Incamminandosi)
 a difender Siveno.
 LISINGA
                                     È tardi, è tardi. (Piangendo)
 LEANGO
 Che?
 LISINGA
             Più non vive.
 LEANGO
                                       Ah no! Chi l'assicura?
 LISINGA
 Quest'occhi... Oh dio! Quest'occhi. Io dalla cima
850della torre maggiore... ahimè... lo vidi
 affrettarsi... assalir... Sperò... Volea...
 Ah non posso parlar!
 LEANGO
                                         Gelo.
 LISINGA
                                                      Ei nel fianco
 del popol folto urtò co' suoi. Lo assalse
 quello assalito e il circondò. Gli amici
855tutti l'abbandonaro. Ei sulla sponda
 balza d'un picciol legno e solo a tanti,
 che valor! s'opponea. La turba alfine
 supera, inonda il legno; ei d'ogni parte
 ripercosso, trafitto, urtato e spinto
860pende sul fiume e vi trabocca estinto.
 LEANGO
 A sì barbaro colpo
 cede la mia costanza. Abbiam perduto,
 voi cinesi, il re vostro, io di tant'anni
 i palpiti, i sudori. Astri inclementi,
865di qual colpa è gastigo
 la mia vecchiezza? Han meritato in cielo
 dunque il martir di così lunga vita
 l'onor mio, la mia fede? Ah d'un vassallo
 così fedel che ti giovò, Svenvango,
870la tenera pietà? Ricuso un regno,
 ricompro i giorni tuoi
 con quelli, oh dio! d'un proprio figlio, e poi?
 
    Ah sia de' giorni miei
 questo l'estremo dì.
 
875   Per chi, per chi vivrei,
 se il mio signor morì?
 
    Per chi...